Il sovraffollamento delle carceri italiane è una problematica che si fa sempre più assillante, sia per il Governo che per la popolazione detenuta e per il personale di Polizia Penitenziaria con gli organici in affanno. Spazi angusti o insufficienti, strutture fatiscenti, alto tasso di suicidi tra gli ospiti dei penitenziari sono gli elementi che riempiono in questi mesi le pagine di cronaca nazionale. Non si sottraggono a queste difficoltà le strutture di Fuorni a Salerno e di Potenza, costrette a fare i conti con un numero di ospiti maggiore rispetto alla capienza consentita e con ripetuti episodi di violenza.
Eppure in Italia si registra un altro paradosso nell’ambito della tematica relativa alle carceri. Infatti alcuni penitenziari sono stati nel tempo soppressi, come nel caso di quello che sorgeva in via Gioberti a Sala Consilina, chiuso definitivamente nel 2015. Da allora quella che un tempo era la casa circondariale, fatiscente e abbandonata, resta lì senza assolvere ad alcun utilizzo, nonostante il Comune negli anni scorsi abbia anche presentato una serie di ricorsi per chiedere la riapertura.
Ieri il deputato Pino Bicchielli, Vicepresidente alla Camera di “Noi Moderati”, si è recato in visita nel carcere salernitano, che fa registrare deficit strutturali su cui bisogna intervenire e conta circa 200 detenuti in più. Il parlamentare ci ha gentilmente concesso un’intervista, considerato anche il suo impegno a favore di chi lavora nei penitenziari e di chi vi sconta la propria pena e in vista della concretizzazione del recente Dl Carceri.
- Onorevole, in questi mesi è tornata con prepotenza a farsi sentire la problematica del sovraffollamento delle strutture carcerarie. Quali sono in merito i dati in suo possesso?
Il sovraffollamento resta un tema sempre attuale: a livello nazionale su 51.000 posti carcerari abbiamo 61.000 detenuti, una popolazione carceraria notevolmente superiore a quanto previsto e anche Salerno vive queste difficoltà come, del resto, le altre strutture detentive a livello nazionale.
- Il Governo fa sapere di avere investito in meno di due anni circa 250 milioni per l’edilizia carceraria. A Sala Consilina nel 2015 il Carcere è stato definitivamente chiuso. La struttura, con i problemi attuali, potrebbe servire ad aggiungere posti per i detenuti. Perché, secondo lei, nessuno ci ha pensato? Quali sono gli ostacoli?
Il Carcere di Sala Consilina è chiuso da ormai diversi anni. Sicuramente, con i problemi che si riscontrano oggi, avere una struttura inutilizzata è un grave disagio. Si potrebbe pensare di rimettere in sesto il Carcere così da risolvere, seppur in parte, la problematica del sovraffollamento a Fuorni. Dalla stampa ho appreso che la struttura di via Gioberti è ormai dimenticata, pare non ci siano neanche più le chiavi. Sicuramente è una questione da attenzionare e mi interfaccerò con il Ministero della Giustizia: ipotizzo magari un’interrogazione parlamentare per capire se vi sono gli estremi per riaprire il Centro e, se la risposta dovesse essere negativa, capire quali siano le motivazioni. Parliamo di un edificio del 1809, nel 1948 trasformato in Carcere, chiuso da ormai 9 anni e quindi con problemi notevoli a livello di struttura sui quali occorrerebbe intervenire per, eventualmente, riaverlo a pieno regime.
- Crede si potrà riaprire un giorno? Quali impegni la politica potrebbe prendere in tal senso?
Sarà il ministro della Giustizia a darci una risposta. Il mio impegno è quello di sottoporre la problematica al Ministero competente, seguire l’iter fino ad una valida risposta. Il ministro Nordio è sempre stato attento, preciso, puntuale nelle risposte e lo ringrazio per il lavoro portato avanti fino ad oggi.
- Cosa è emerso dalla sua recente visita nel Carcere di Fuorni? Quali le problematiche più sentite nella struttura salernitana?
Credo sia doverosa una premessa: ho constatato il grande lavoro del neo Direttore Gabriella Niccoli che ringrazio per l’attenzione che riserva fin dal suo insediamento. Ho toccato con mano la passione di ciascun operatore e tirocinante; la loro attenzione verso i detenuti non è solo frutto di una responsabilità lavorativa ma di un amore vero per il loro lavoro, per garantire a ciascun detenuto una dignità umana in primis ma anche e soprattutto permettere loro di avere una nuova vita dopo aver scontato la pena. Detto ciò, sicuramente c’è un sovraffollamento: oggi, infatti, la Casa Circondariale “Antonio Caputo” può ospitare circa 350 detenuti, ne ha circa 500 mentre mancano all’appello 70 agenti di Polizia Penitenziaria ed è chiara la situazione di difficoltà oggettiva. Ripeto, una difficoltà che si riscontra a livello nazionale e non solo a Salerno. Poi, parliamo di una struttura vecchia, quindi i problemi infrastrutturali ci sono. Oggi la struttura detentiva però è sicuramente meglio controllata: ci sono telecamere di videosorveglianza ovunque, ci sono controlli continui così come le bonifiche per evitare l’ingresso in carcere di sostanze stupefacenti e cellulari.
- Qual è, secondo lei, la ricetta per porre un freno al sovraffollamento detentivo?
Riteniamo, come ha detto il Presidente Mattarella, che il carcere non debba mai essere un luogo in cui perdere la speranza, lo Stato deve lavorare per garantire il recupero del detenuto, come previsto dalla Costituzione. Come partito politico e come centrodestra riteniamo che la certezza della pena debba essere sempre garantita perché i cittadini devono sapere quali sono le responsabilità nel caso di mancato rispetto delle leggi. Ci sono tante modalità alternative al carcere, c’è la possibilità di recuperare in molti altri modi e va fatta questa distinzione soprattutto se siamo di fronte a persone con disturbi psichici o tossicodipendenti per i quali si sta immaginando un percorso diverso. Il Dl Carceri, dopo circa 15 anni, rimette al centro dell’attenzione un problema che era finito nel dimenticatoio per scelta di chi, prima del Governo Meloni, era alla guida del Paese. Un primo passo importante.