Il 12 giugno del 2010, a poche ore dalla festività di Sant’Antonio, a Polla uno dei frati presenti nel Convento, avvicinandosi alla statua lignea, notò con stupore l’occhio sinistro umido e due gocce sulle guance. Subito informò l’allora Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo che, il giorno seguente, dispose la secretazione della statua. Nel verbale dei Carabinieri intervenuti furono riportate le testimonianze dei frati e le foto della statua. Furono prelevati circa 10 cc di liquido dal volto della statua e inviati ai Carabinieri del Racis di Roma per le analisi, ma la quantità era troppo ridotta per poter dare risultati certi.
In quelle giornate di festa, sempre nel Convento francescano, fece ingresso una famiglia di Sala Consilina che stava affrontando uno dei momenti più duri della vita: la grave malattia di una bambina di soli 3 anni.
La tenace fede di Antonella Ippolito, madre della piccola, e la forza della preghiera sono la cornice di questa testimonianza rilasciata ad Ondanews, che colpisce al cuore e spinge chi l’ascolta a credere nell’intercessione del Santo di Padova.
“Porto il nome del Santo per una grande devozione di mia madre” esordisce Antonella appena la contattiamo, a dimostrazione del suo immenso legame con Sant’Antonio.
Poi il racconto di quel tempo difficile: “Simona si è ammalata nel 2009 di leucemia linfoblastica acuta, aveva solo 2 anni. Iniziò il nostro percorso di cure con un protocollo che prevedeva due anni di terapie e tre di mantenimento. Facevamo ricoveri lunghissimi, soprattutto per la chemioterapia. In quel momento familiari e amici mi chiedevano come potessero aiutarmi e io gli rispondevo che potevano farlo solo attraverso la preghiera”.
“Simona all’epoca era troppo piccola e ricorda poco dei giorni del miracolo – continua nel suo racconto Antonella -. Mia nonna mi disse di cucire un saio, di farlo indossare alla bambina che avrei dovuto portare davanti al Santo per poi svestirla. Lo facemmo cucire con la stoffa marrone, lei indossò i sandaletti e tutti la scambiavano per un maschietto perché, a causa delle terapie, non aveva i capelli. Andammo prima alla Messa della chiesa di Sant’Antonio a Sala Consilina e poi al Convento di Polla, indossavamo la mascherina, ricordo, perché all’epoca non poteva stare a contatto con le persone a causa della malattia. Dopo la celebrazione mi avvicinai ai frati di Polla e gli raccontai della leucemia di Simona. Uno di loro urlò ‘Misericordia!’ e io chiesi la grazia al Santo per mia figlia e per tutti i bambini. Poi le tolsi il saio e lo lasciai nel Convento“.
Una volta rientrati a casa, però, la piccola mostrò segni di malessere più forti delle volte passate e la madre, in preda allo sconforto, pensò: “Sant’Antonio, perché mi fai questo proprio oggi che ho portato da te la mia bambina?“.
“Nei giorni seguenti i frati di Polla ci cercarono – racconta ancora Antonella – perché collegarono la lacrimazione della statua alla storia di mia figlia. Corremmo lì, così come facciamo tutti gli anni“.
Intanto passavano le settimane e ad ogni esame di controllo Antonella sperava nel miracolo della guarigione, fino a quando una notte sogna Sant’Antonio: “Io ero in una luce celeste ed accecante e lui mi disse ‘Ti ho esaudita!’. Dopo poco tempo i medici ci comunicarono che Simona era totalmente guarita dalla leucemia“.
“Io ho avuto un miracolo – dice con convinzione questa madre ricca di fede e coraggio – e ogni anno torno al Convento con la mia famiglia perché i frati ci aspettano. Per me è come andare a trovare una persona cara, perché Sant’Antonio mi manda diversi segni. Sant’Antonio ci segue, fa parte delle nostre vite, e quando lo invochiamo lui è lì!“.