“Le analisi sugli esiti delle elezioni europee sono abbastanza unanimi. Per quanto riguarda gli esiti nel nostro Paese, il voto, per quanto caratterizzato da un altissimo tasso di astensione, ha premiato Forza Italia, il Partito Democratico e AVS e punito la Lega e i partiti di centro. Fratelli d’Italia ha ottenuto un discreto risultato, ma nulla di paragonabile ai successi che precedentemente avevano ottenuto i partiti di governo alle loro prime elezioni europee, ossia il PD di Renzi nel 2014 e la Lega di Salvini nel 2019. La situazione politica italiana dovrebbe essere tuttavia stabile, con ripercussioni sul Governo, per il momento, limitate. L’unica grande questione aperta è la leadership della Lega, che fin da subito sarà messa in discussione”.
Queste le parole di Gianni Pittella, già Vice Presidente del Parlamento Europeo, il quale ha espresso il suo pensiero in merito alle recenti elezioni.
“Lo stesso – sottolinea – non si può dire sul livello europeo. Nonostante socialisti e liberali vedano ridotta la propria rappresentanza in termini di voti e di seggi, il PPE regge e avanza e la coalizione europeista può vantare i numeri per esprimere una maggioranza nel nuovo Parlamento Europeo. E’ ciò che avevamo previsto con il dubbio di cosa faranno la Meloni e gran parte dei conservatori di cui è leader. Difficile immaginare che la Meloni si tiri fuori della partita non solo perché rappresenta una forza consistente nel Parlamento Europeo ma anche perché come Capo di Governo siede nel Consiglio Europeo dove verosimilmente si terranno le danze per realizzare l’intesa sui ruoli preminenti la Presidenza della Commissione, del Consiglio e del Parlamento e l’Alto rappresentante per la politica estera. Quel che non avevamo previsto sono le dimensioni della svolta a destra che è avvenuta in alcuni Paesi chiave come la Francia e la Germania che storicamente sono il fulcro, con il sodalizio italiano, del motore della integrazione europea”.
“E’ soprattutto in Francia che si è consumato un repentino e drammatico colpo di scena con il Presidente Macron che ha sciolto l’Assemblea legislativa e ha convocato le elezioni politiche anticipate. Macron – ribadisce Pittella – risponde all’avanzata lepenista con una scommessa non semplice, ma forse senza alternative: sperare che il pericolo della destra lepenista incoraggi la convergenza di tutti gli altri come è avvenuto nel passato e, grazie al sistema elettorale a doppio turno, permetta di ricacciarla nell’angolo. Oppure, al peggio, che il candidato della Le Pen vada a governare tanto lui, Macron, rimane Presidente con i poteri veri che in Francia sono a tale figura assegnati. E nel giro di qualche anno la furia populista alla prova del Governo si spegnerà. Certo il sostegno ufficializzato dal capo dei Gollisti al candidato lepenista sia pure con tanti mal di pancia interni non va trascurato. Non si sa come andrà a finire, tuttavia risulta poco probabile che prima delle elezioni francesi si possa raggiungere una quadra a livello europeo”.
Dunque gli interrogativi: “Se dovesse prevalere alle elezioni francesi la possibile alleanza tra Le Pen e gollisti questo come influirebbe sulle scelte della Meloni? E così la previsione più attendibile di un accordo con von der Leyen, Presidente di Commissione, Metsola, Presidente del Parlamento, Costa, Presidente del Consiglio e Kallas, Alto rappresentante, appare condizionata da ciò che sta accadendo in Francia. D’altra parte uno stallo prolungato nella definizione degli organigrammi nelle istituzioni europee sarebbe deleterio rispetto alle sfide in atto, dalla transizione energetica alle politiche per la difesa e sicurezza. Come sia accaduto che il vento anti europeista e nazionalista sia cresciuto e stia procurando questa impasse è una domanda che non può essere elusa. Crisi economica e crescita della inflazione con la decisione tardiva della BCE di ridurre i tassi di interesse, dichiarazioni inopportune come quelle relative all’invio di truppe di terra, un programma di transizione energetica giusto ma senza il necessario gradualismo, immigrazione e lentezza degli europeisti nel decidere le cose attese dai cittadini, sono cause forti che chi ha a cuore il destino dell’Europa non può sottovalutare”.
Pittella conclude quindi il suo pensiero con una citazione: “Delors disse al Parlamento Europeo ‘il nazionalismo è la guerra’; oggi si potrebbe dire ‘la guerra è il nazionalismo’. E Putin se la gode!”