– Lettera aperta della professoressa Franca Maria Cancro Cimino al Vescovo della Diocesi di Teggiano Policastro, S.E. Mons. Antonio De Luca –
Epifania 2024, la gioia del Santo Natale ci traghetta spiritualmente alla Manifestazione del Signore ai Saggi d’Oriente.
Oggi, come ogni anno, celebra Sua Eccellenza, Reverendissimo Padre Antonio De Luca. La nostra cattedrale è poco affollata, non deserta ma priva di tanti fedeli, quelli che ti aspetteresti e che non esiterebbero un attimo nel definirsi “Cattolici”.
Quei banchi vuoti, gli addobbi e i paramenti propri dei momenti più alti dell’anno liturgico, la tristezza che avvertiamo nelle ferventi parole del nostro presule ci danno il senso di un’attesa delusa, testimoniano dolorosamente l’assenza di chi non ritiene l’essere presenti alle celebrazioni un tratto inscindibile dalla propria affermata “cattolicità”.
L’omelia di Sua Eccellenza, come sempre, ci invita a vivere pienamente il Vangelo con parole accoratamente vibranti, toni che grondano spiritualità cristiana, altissima consapevolezza del proprio ruolo e paterna fermezza nell’indicarci la Via che sola può salvarci da un’indifferenza etica che avviluppa sempre più le nostre comunità.
Quell’assenza, che non può essere ignorata, è tristemente bilanciata, come ci invita a riflettere padre Antonio, da un eccesso di presenza sui social, spesso solo per denigrare l’altro, una pervicace ricerca di protagonismo che si sostanzia in una opprimente congerie di foto, post, frasi fatte, un eccesso di presenza che, priva di senso e significanza valoriale, si traduce tragicamente in pura assenza, mirabilmente espressa da Seneca nel “Nusquam est qui ubique est”. “Strilloni senza pudore” li definisce il caro padre.
La capacità del nostro Vescovo di coniugare l’eternità della Parola con il dovere ineludibile di essere nel Tempo e richiamarci alla coerenza etica tra Fede proclamata e Fede vissuta, di farci percepire l’attualità del Vangelo per l’intrinseco essere sempre “nuovo” dell’Eterno, ci conduce in una dimensione “altra”, avulsa dal tempo e dallo spazio in cui sentiamo la Chiesa che è e dev’essere Maestra ma che sa farsi Madre e chinarsi sui nostri dolori.
Quelle parole così vere, così sentite e mai scevre di umana comprensione, la musica, i canti, le doti canore di Antonietta e Antonio, la bellezza “tanto antica e tanto nuova” della Parola all’improvviso sciolgono quel senso di vuoto, quel nodo alla gola che ti prende ogni qualvolta un momento di pregnante significato religioso è deserto dai più.
Come d’incanto, quei banchi vuoti si sono popolati di innumerevoli fedeli, persone di ogni estrazione sociale, affratellate, esclusivamente, da quell’essere lì. Quel miracolo inatteso ha fugato ogni tristezza e mi ha pervaso di una sensazione bellissima, la presenza di cento, mille anime adoranti, la risposta pronta e gioiosa di chi, stupito per i moniti del suo Pastore gli dice “Ma Eccellenza, sono qui!” E, rivolto al Tabernacolo: “Signore non ti ho mai lasciato!”.
Grazie di cuore Eccellenza!
– Franca Maria Cancro Cimino –