Lettera aperta del Presidente del Consorzio di Bonifica Vallo di Diano e Tanagro, dottor Beniamino Curcio
Sicuramente i Sindaci del comprensorio hanno maggiore cognizione rispetto a me dell’annosa problematica riguardante i fenomeni alluvionali nella piana, vivendone direttamente le conseguenze e le stesse e giustificate preoccupazioni dei propri cittadini. Un problema gigantesco, che viene da lontano, certamente non azzerabile data la complessità idraulica della nostra vallata per via della sua conformazione orografica e soprattutto per via della strozzatura del Fossato Maltempo a Polla, che rappresenta un impedimento al rapido allontanamento delle piene alluvionali.
Un territorio, dunque, particolarmente critico, con una spiccata fragilità idraulica intrinseca, fortemente aggravata dalle trasformazioni urbanistiche e dai cambiamenti climatici che, unitamente ad altri fattori, stanno inasprendo di anno in anno le esondazioni fluviali, a partire dal Fiume Calore-Tanagro, e i conseguenti allagamenti nella piana, con danni e disagi enormi, costringendoci a rincorrere emergenza dietro emergenza e non solo ogni tanto, come avveniva in passato, ma oramai quasi tutti gli anni ed anche più volte in uno stesso anno. E’ stata proprio la consapevolezza di questa drammatica situazione di criticità idraulica che ci ha spinti come Consorzio ad aderire, in pieno Covid, ad un bando del Ministero delle Politiche Agricole, aperto solo ai Consorzi di Bonifica ed aperto solo per la progettazione di opere strategiche di rilevanza nazionale finalizzate ad affrontare, con un’ottica infrastrutturale e di prevenzione, questioni emergenziali come le esondazioni fluviali e i fenomeni alluvionali.
Ovviamente la nostra iniziativa progettuale, che è andata a buon fine, avendo ottenuto il contributo massimo di 2 milioni di euro per la sola progettazione di un 1° lotto funzionale di opere (nel quale la cosiddetta diga di Casalbuono assumeva carattere di centralità) è di più ampio respiro. Un progetto integrato che tiene insieme più opere infrastrutturali, interconnesse tra loro, che servono non solo per “laminare” i flussi di piena che hanno come recapito finale il Fiume Calore-Tanagro, ma anche per creare bacini di accumulo, indispensabili per trattenere l’acqua quando ce n’è troppa per poterla poi utilizzare per fini irrigui nei periodi siccitosi, anche questi con tendenza ad acuirsi nel tempo, ma anche per altri usi: produzione di energia idroelettrica, rilascio per garantire il deflusso ecologico nel Fiume Calore, sempre più a secco durante i mesi estivi, per finalità antincendio, per uso turistico-ricreativo e quant’altro.
Parliamo, cioè, di opere strategiche chiamate a rendere i nostri comprensori e i nostri sistemi agricoli più resilienti rispetto agli impatti dei cambiamenti climatici, soprattutto alluvioni e siccità. Un grande progetto che crea anche le premesse per sviluppare altre progettualità strategiche che potranno essere promosse anche dai Comuni, dalla Comunità Montana, dalla stessa Regione, dalla Riserva Foce Sele-Tanagro e dall’Ente Parco con il duplice obiettivo della tutela ambientale e della valorizzazione delle nostre ricchezze: paesaggio, beni culturali, agricoltura.
Oggi con la nostra iniziativa progettuale apriamo una finestra su quelli che sono i grandi temi che ci riguardano da vicino: sicurezza idraulica, risorse idriche, agricoltura, ma anche sviluppo locale. Temi per i quali è richiesta una visione strategica per poter costruire qualcosa di più grande, qualcosa che ci possa far guardare lontano, senza perdere di vista le esigenze più immediate. Ecco perché la nostra iniziativa è una sfida di futuro. Investire in sicurezza territoriale, in irrigazione, nella tutela e crescita della nostra agricoltura, nella valorizzazione delle nostre potenzialità ambientali e culturali, è un bene che guarda anche alle prossime generazioni.
So bene che il nostro impegno, la nostra determinazione e la nostra volontà non bastano. Noi non possiamo soffermarci a questa fase della progettazione. Noi dobbiamo puntare sulla realizzazione delle opere che stiamo progettando e per farlo ci dobbiamo muovere insieme come territorio, come Istituzioni, come politica che ha il dovere di guardare al futuro della nostra area.
Come sapranno i Sindaci, per questa nostra iniziativa è in corso il Dibattito Pubblico, come previsto dal Codice dei Contratti. Finora, dopo la conferenza stampa del 4 marzo scorso e dopo la presentazione online delle alternative progettuali proposte dal gruppo di progettazione incaricato, sulla base delle indagini e degli studi preliminari sui siti che dovrebbero ospitare le opere, avvenuta il 22 marzo, si sono tenuti due incontri in presenza: il 4 aprile a Casalbuono e il 5 aprile a Montesano. Gli incontri in presenza sono stati molto proficui perché si è avuto modo di ascoltare tutti, dai Sindaci dei due Comuni agli altri amministratori, dai rappresentanti di comitati e associazioni ai singoli cittadini. Una fase di ascolto costruttiva nel corso della quale sono emerse posizioni diversificate, anche contrapposte, ma in ogni caso una fase di ascolto importante perché ci ha fornito tanti elementi che saranno senz’altro considerati e valutati ai fini del prosieguo dell’attività progettuale.
Personalmente sono dell’avviso che il “grande progetto” al quale stiamo pensando abbia una portata storica per il nostro territorio. Per portarlo avanti ci vuole, però, un’ampia condivisione da parte di tutti, unendo gli sforzi, a partire dai Comuni e dagli altri Enti territoriali, ma anche dai portatori di interessi diffusi e dalle stesse comunità locali, che vanno coinvolte e rese protagoniste nelle scelte decisionali da compiere. Per la verità, dai vari incontri del Dibattito Pubblico non mi è parso che, rispetto a questa specifica nostra iniziativa progettuale, sia emersa una chiara posizione dei Sindaci del territorio, fatta eccezione, ovviamente, per i Sindaci di Casalbuono e Montesano, nonchè per il Sindaco di Sala Consilina, presente all’incontro di Montesano anche come Presidente della Comunità Montana.
Questo silenzio un po’ mi preoccupa! Non dire niente in ordine alla necessità ed utilità della nostra iniziativa ma, eventualmente, anche in ordine alla inopportunità della stessa certamente non aiuta e non dà quella spinta necessaria per andare avanti oppure per fermarsi. Abbiamo deciso come Consorzio di misurarci con una sfida difficile, complessa e per certi versi destinata a scuotere territori, comunità e opinione pubblica. Ma una cosa è certa: non stiamo progettando opere che servono solo al Consorzio di Bonifica o che servono solo al Comune di Casalbuono o di Montesano. Noi stiamo pensando ad opere che servono a tutto il territorio. Non c’è un solo Comune, da Polla a Casalbuono, che non viva il dramma delle piene alluvionali. Un problema, questo, che si potrà attenuare solo con opere in grado di trattenere in alto i flussi di piena e non certamente con le sole opere di difesa idraulica nella piana, né tantomeno con le sole opere di somma urgenza come quelle richieste dai Sindaci stessi dopo le sempre più frequenti e rovinose rotture arginali.
Ecco perché, a mio avviso, i primi che dovrebbero fare quadrato attorno alla nostra iniziativa e dare una mano per farla “sposare” alla politica sono proprio i Sindaci. Auspico, perciò, che al prossimo e ultimo incontro in presenza, fissato per il 17 aprile prossimo alle ore 10 presso il centro operativo del Consorzio in Via Drappo a Padula, ci siano anzitutto i Sindaci, rendendosi assolutamente necessario un confronto nel merito del percorso progettuale che come Consorzio abbiamo intrapreso e stante anche la necessità di fare sinergia per portare avanti questa iniziativa, sempre se condivisa, dovendo anche pensare che, ultimata la progettazione, bisogna poi trovare le risorse finanziarie per realizzare le opere.
– Beniamino Curcio –