La chirurga cardiovascolare Francesca D’Auria, originaria di Teggiano, in servizio presso l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” di Salerno, presente con un suo studio al 50° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ecografia e CardioVascular Imaging (SIECVI) che si è tenuto a Milano dal 4 al 6 aprile scorso.
Nell’occasione, infatti, la cardiochirurga di Teggiano ha partecipato presentando alcuni dati preliminari di un ampio studio di diagnostica della patologia carotidea. Uno studio che mira a discriminare quando il paziente con una placca carotidea emboligena, che ha già causato un evento ischemico transitorio o un ictus cerebrale, deve essere sottoposto a trattamento conservativo farmacologico e quando, invece, sia necessario indirizzarlo ad intervento chirurgico.
La dottoressa D’Auria ha presentato i dati preliminari di uno score di diagnostica ecografica con mezzo di contrasto che ha ideato e sta validando come principale investigatore in collaborazione con alcuni centri ambulatoriali e ospedalieri di Milano, Cardiff, Grenoble, Monaco di Baviera e Helsinki.
Tale metodica ecografica è eseguibile in modalità ambulatoriale, senza dover ricorrere a studi di risonanza magnetica che, a causa delle lunghe liste d’attesa, della indisponibilità della risonanza magnetica in tutti i centri ospedalieri (specie nelle zone a residenzialità bassa e diffusa), della lunga durata degli esami e dei loro costi elevati, rendono spesso tale imaging diagnostico di difficile esecuzione routinaria se non durante ricoveri ospedalieri o in setting puramente privatistici, con costi e disagi notevoli a carico della popolazione.
“La prevenzione nel nostro Paese purtroppo riveste ancora un ruolo di scarso rilievo – ha riferito, nel corso del suo intervento, la dottoressa D’Auria – e con l’invecchiamento della popolazione associato a stili di vita sempre più scorretti, le patologie cardiovascolari, metaboliche, l’obesità, le patologie ortopediche, la mancanza di socialità e le psicopatologie ad essa correlate, diventano emergenze croniche con cui la Sanità Pubblica si deve confrontare. Spesso si ricorre alla chirurgia o a massive e costose terapie farmacologiche per limitare i danni dovuti a una scarsa o assente prevenzione e ad uno scarso o assente programma di screening delle malattie. Sarebbe più utile ricorrere a comportamenti alimentari, sportivi, culturali e sociali di tipo preventivo. Investire in ciò risulterebbe di giovamento per il benessere della popolazione e dell’Erario pubblico”.
Principio, questo, che anima appunto l’interessante studio che combina algoritmi di intelligenza artificiale, dati sintetici e diagnostica ecografica, al fine di decomprimere le liste d’attesa per gli esami strumentali più complessi senza andare a discapito della qualità diagnostica che indirizza il giudizio e la scelta clinica.