Una grave carenza di personale infermieristico e Oss nell’Unità Operativa Complessa di Medicina dell’ospedale di Polla è stata segnalato dai delegati della RSU/RSA per la Cisl FP Salerno.
“Al fine di evitare inutili equivoci strumentali – affermano i sindacalisti – precisiamo che riteniamo indispensabile mantenere gli attuali posti letto a servizio della popolazione del territorio valdianese, ma l’onere di assistenza a 24 pazienti e 2 posti letto in Day Hospital non deve certo ricadere sul ridotto numero di personale del comparto attualmente in servizio nel reparto di Medicina, già ampiamente provato da oltre due anni di pandemia e che ha dato anche un grosso contributo nel reparto Covid-19″.
La particolarità dell’U.O.C. di Medicina, infatti, secondo quanto affermato da Cisl Fp sta nella sua allocazione suddivisa al primo piano su due corridoi non comunicanti direttamente, chiusi da due distinte porte e separati da un atrio di medie dimensioni con all’interno due ascensori e il vano scale per il passaggio dei degenti e dei visitatori, un ingresso in altra Unità Operativa e con un restante corridoio che collega ad un’altra ala del nosocomio.
“È del tutto lapalissiano evidenziare che l’attuale dotazione organica e logistica-strutturale – prosegue Cisl Fp – acutizza ancor di più la gestione ottimale del personale in servizio, in particolar modo nel turno di notte i dipendenti devono dividersi per non lasciare incustodito un settore, e quindi si ripercuote anche sull’assistenza dei pazienti. Tale disservizio è amplificato nel caso di eventuale trasferimento del paziente presso altri servizi: il personale deve lasciare il reparto e quindi incustoditi i pazienti, poiché un’ala è dedicata a 16 posti letto ed un’altra ala a 8 posti letto più 2 in Day Hospital. Si richiede, quindi, il rispetto integrale di quanto previsto dal CCNL tenuto conto che gli operatori sanitari afferenti al servizio lamentano un carico di lavoro eccessivo e la difficoltà ad usufruire di istituti contrattuali quali permessi e ferie per la conciliazione dei tempi di vita, riservandosi di intraprendere ogni azione utile a salvaguardia dei diritti degli operatori e dei pazienti, esonerandoli fin da subito da qualsiasi responsabilità che si dovesse presentare nel corso della loro attività lavorativa”.
“Tali scelte – sottolinea il sindacato – risultano del tutto arbitrarie negando un diritto sancito dall’art. 36, comma 3 della Costituzione, dal Codice Civile nell’art. 2109 e ripreso dal decreto legislativo n. 66/2003 nell’art. 10 comma 1, nonché dall’art. 49 del CCNL Sanità 2019-2021. Tali disposizioni, già verificatesi nel 2023, non possono più essere tollerate da questa Organizzazione Sindacale in quanto non rappresentano per il lavoratore solo un recupero psicofisico, ma hanno la funzione di soddisfare anche esigenze psicologiche fondamentali, consentendo all’operatore sanitario di partecipare più incisivamente alla vita familiare e sociale e tutelando il suo diritto alla salute, nell’interesse dello stesso datore come sostenuto dalla sentenza della Cassazione Sez. Un. 23 febbraio 1998, n. 1947. Chiediamo – conclude Cisl Fp – immediate soluzioni definitive, tenuto conto che in tale condizione non è possibile assicurare la normale attività assistenziale, anche in previsione delle ferie estive che ricordiamo si configurano quale diritto irrinunciabile del dipendente”.