“Mi dava fastidio il rumore del frullatore”, queste le fredde parole di Vincenzo Santimone che ha ucciso il padre a coltellate ad Eboli.
Santimone è stato interrogato ieri in Tribunale a Salerno dal Giudice per le indagini preliminari Giovanna Pacifico, alla presenza del Sostituto Procuratore Marinella Guglielmotti.
L’imputato, difeso dall’avvocato Elena Criscuolo, ha ripercorso in aula ciò che è accaduto la sera del 5 marzo, mostrandosi disponibile a collaborare. Con calma totale ha raccontato di essere stato infastidito dal rumore di un frullatore che il padre stava usando per preparare la cena. Dunque ha notato un cassetto delle posate aperto dal quale ha afferrato un coltello da cucina con cui ha iniziato a colpire il genitore alle spalle. Dopodiché ha raggiunto la vittima in bagno, che nel frattempo aveva cercato di salvarsi rifugiandosi proprio qui, ed ha continuato a sferrare i fendenti.
Nessun litigio, dunque, alla base di questo tragico evento. Probabilmente un raptus d’ira, in quanto pare non ci fossero incomprensioni o malumori in famiglia.
Lasciato il padre agonizzante in bagno, Santimone ha raccontato di essere andato a stendersi sul letto in camera sua e da qui avrebbe chiamato il fratello per dirgli di allertare i Carabinieri. Non vedendo arrivare gli inquirenti, poi, ha sospettato un malore del fratello ed ha chiamato lui stesso i Carabinieri una seconda volta.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Eboli, agli ordini del Capitano Greta Gentili, che hanno trovato il corpo del 76enne in corridoio a ridosso del bagno e sequestrato l’arma del delitto. Già la stessa sera Santimone si è dimostrato collaborativo con le Forze dell’Ordine raccontando il gesto commesso.
Ieri pomeriggio presso l’ospedale di Nocera è stata eseguita anche l’autopsia sulla salma di Riccardo Santimone e dalla quale sarebbe emerso che ad essere fatale sia stato un fendente che ha reciso l’aorta. Numerose sono state le coltellate inferte tra gola, torace e spalle.
L’imputato pare soffrisse di problemi psichici, ma sarà un eventuale accertamento sanitario a chiarire la questione. Alcuni anni fa Santimone era stato sottoposto a un TSO in quanto avrebbe tentato di togliersi la vita recidendosi i polsi. In quell’occasione fu salvato dal fratello che richiese l’intervento dei sanitari. Dopo il Trattamento Sanitario Obbligatorio, però, pare che non abbia proseguito le cure.
Il Gip dunque ha convalidato l’arresto per Vincenzo Santimone che resterà in carcere a Salerno.
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