Nella mattinata di oggi, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno, su disposizione della Procura, ha dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale di Salerno – Sezione Riesame con il quale è stato disposto il sequestro preventivo di 77 milioni di euro in totale, riformando così l’iniziale provvedimento di rigetto parziale emesso dal Gip il 14 dicembre 2023.
Contestualmente, oltre alla misura cautelare reale, sono stati disposti gli arresti domiciliari a carico di un 64enne, titolare della società fraudolenta.
Le attività investigative, condotte congiuntamente dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno e dalla Compagnia di Battipaglia, si inquadrano nel più ampio contesto degli approfondimenti condotti sul gruppo di società riconducibile ad un 64enne operante principalmente nei servizi di pulizia, facchinaggio e logistica, il quale si sarebbe avvalso di una serie di cooperative da cui avrebbe ricevuto, nel periodo compreso dal 2013 al 2019, fatture per operazioni inesistenti per circa 175 milioni di euro, traslando in capo a quest’ultime gli obblighi fiscali, di fatto mai adempiuti, riferiti ai rapporti commerciali con terzi clienti.
In tale ambito il 13 dicembre dello scorso anno era già stato eseguito il provvedimento di accoglimento parziale emesso dal Gip per un importo complessivo di 34 milioni di euro, per i reati tributari di dichiarazione infedele ai fini delle imposte sui redditi ed iva, omessa dichiarazione, omesso versamento delle ritenute e dell’imposta sul valore aggiunto nei confronti delle cooperative, non ritenendo, invece, sussistenti le ipotesi di false fatturazioni nei rapporti intercorrenti tra la società del 64enne e le cooperative.
A seguito dell’impugnazione del provvedimento di rigetto, il Tribunale del Riesame ha condiviso quasi interamente l’impianto accusatorio della Procura, secondo cui gli indagati avrebbero conseguito un illecito profitto attraverso un duplice schema evasivo, trasformando così il costo del lavoro, come tale non sottoponibile ad iva, in prestazione di servizi.
In un caso si contesta che le cooperative assumevano direttamente l’incarico dal committente utilizzando forza lavoro della società del 64enne, consentendo a quest’ultimo di avvantaggiarsi dell’interposizione di soggetti che, a breve distanza temporale, cessavano la loro attività senza assolvere i previsti obblighi dichiarativi.
In altri casi, invece, la società del 64enne, ottenuto l’appalto di servizio dal committente finale, lo avrebbe sub-appaltato alle cooperative, utilizzando forza lavoro alle sue dirette dipendenze, ma facendo risultare una prestazione di servizi soggetta ad iva fornita dal subappaltatore. La forza lavoro sarebbe rimasta, quindi, sempre riconducibile alla sua società che, in base allo schema utilizzato, sarebbe stata parte occulta dell’appalto stipulato tra cooperative e committente, ovvero avrebbe assunto l’appalto per poi subappaltare fittiziamente la prestazione alle cooperative.
Questi meccanismi fraudolenti avrebbero consentito di ottenere, oltre che un indebito risparmio fiscale, un vantaggio concorrenziale sul mercato, permettendo di applicare prezzi inferiori a quelli praticati da imprese operanti nel medesimo settore.
Tali condotte, secondo la pronuncia del Riesame, in attesa di giudizio definitivo in dibattimento, configurerebbero i reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false e mediante altri artifici.
L’efficacia del provvedimento è tuttavia subordinata all’eventuale conferma da parte della Corte di Cassazione del provvedimento del Tribunale per il Riesame, ovvero alla perenzione dei termini per proporre ricorso.
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