Sono in corso dal 5 gennaio i saldi dei capi di abbigliamento invernali sia in Campania che in Basilicata.
L’abbassamento dei prezzi muove diversi acquirenti a caccia di cappellini, maglioni, t-shirt, jeans e borsette, ma secondo Legambiente “quello che a noi sembra un ottimo affare, per la Terra ha un costo sempre maggiore”.
Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, gli acquisti rapidi, definiti fast fashion, rappresentano uno dei principali settori ad alta intensità di risorse. Dall’esame dei dati Legambiente afferma che “genera ogni anno tonnellate di rifiuti e un aumento della quantità di vestiti prodotti, utilizzati e poi scartati”.
“Si stima infatti che in Europa l’87% degli abiti usati venga incenerito o portato direttamente in discarica e che l’utilizzo di fibre sintetiche sia cresciuto fino a coprire il 61% della domanda mondiale – spiega Legambiente – Inoltre, la produzione tessile risulta responsabile di circa il 20% dell’inquinamento dell’acqua potabile globale a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, mentre il lavaggio degli indumenti sintetici costituisce il 35% del rilascio di microplastiche primarie”.
Come se non bastasse, all’industria della moda si devono anche il 10% delle emissioni di carbonio e il 16% dell’utilizzo di pesticidi in agricoltura a livello globale.
“Ma basta poco per far risparmiare anche il Pianeta – evidenziano da Legambiente – con qualche piccolo accorgimento, possiamo ridurre la nostra impronta ecologica facendo meno shopping o adottando abitudini di consumo più sostenibili come la filosofia degli abiti di seconda mano”.