La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha delegato i Carabinieri di Sala Consilina e la Guardia di Finanza di Potenza (Sezione Polizia Giudiziaria della Procura e Nucleo Polizia Economico-Finanziario) a dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ad un sequestro di circa 650mila euro nei confronti di un uomo residente nel Vallo di Diano, già dipendente di Poste Italiane S.p.A., ritenuto dal Gip di Potenza gravemente indiziato di plurime condotte contro il patrimonio, la fede pubblica e la libertà personale.
Nel corso delle attività investigative, svolte dalla Guardia di Finanza potentina e dai Carabinieri di Sala Consilina, è stato delineato un complesso quadro indiziario con numerosi riscontri ed elementi di prova: il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Potenza ha riconosciuto la gravità delle condotte tanto da disporre un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e reale.
Le indagini trovano origine in oltre 20 denunce presentate da numerosi cittadini alla Compagnia Carabinieri di Sala Consilina che lamentavano considerevoli ammanchi sui propri conti correnti postali.
Le certosine ricostruzioni dei movimenti di capitale e il monitoraggio degli accessi al sistema informatico di Poste Italiane S.p.A., ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, hanno portato all’individuazione del dipendente di Poste Italiane indiziato di aver attuato le operazioni anomale di svuotamento dei conti correnti dei clienti abusando del rapporto fiduciario che aveva con costoro e prelevando indebitamente somme di denaro dai conti, dirottandole anche su rapporti esteri dove eseguiva operazioni di trading.
Diverse le modalità dei fatti criminosi contestati sulla base degli indizi raccolti: nell’ambito dell’attività di raccolta e di impiego di risparmio postale avendo la disponibilità delle carte libretto e dei pin relativi ai libretti di risparmio postali a queste collegati, l’indagato appropriava direttamente delle somme dei correntisti; in altri casi facendo inserire agli ignari clienti più volte il pin relativo al proprio conto corrente postale sottraeva a loro insaputa ingenti somme di denaro. Ancora: operando direttamente sui conti intestati a soggetti terzi, contraffacendo la firma, richiedeva e incassava vaglia circolari ovvero da ultimo si introduceva all’interno del sistema informatico di Poste Italiane S.p.A. per ragioni estranee rispetto alle sue attribuzioni e funzioni, al fine di effettuare apertura di libretti di risparmio postale e compiere operazioni fraudolente sottraendo denaro agli intestatari dei conti.
Parte del profitto cosi conseguito, poi, veniva impiegato e trasferito in attività economiche, finanziarie e speculative, acquistando oro, bit-coin e valuta estera.
Disposto anche il sequestro preventivo, sia nella forma diretta che in quella per equivalente, finalizzato alla confisca della somma di 636.991,89 euro corrispondente al denaro che sulla base delle denunce e delle indagini svolte risulterebbe sottratto dai conti correnti dei clienti di Poste Italiane e considerato, quindi, profitto del reato.
Si ribadisce che il procedimento penale pende ancora nella fase delle indagini preliminari e che la eventuale responsabilità dell’indagato sarà definitivamente accertata solo dove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.