Dal 2018 al 2022 in Basilicata è stato registrato un aumento del 25% dei contratti di lavoro cessati per dimissioni. E’ uno dei dati emersi da uno studio della Uil Basilicata, secondo cui “le dimissioni costituiscono in regione la seconda causa dopo la scadenza dei contratti”.
“Nel 2022 il numero di rapporti di lavoro cessati per dimissioni in Basilicata è stato di 12.231, su un totale di 59.650 cessazioni di lavoro avvenute per cause varie (licenziamenti di natura economica e disciplinare, dimissioni, fine contratto, risoluzione consensuale, altre motivazioni) ed a fronte di 61.194 nuovi rapporti di lavoro (di questi ultimi solo 8mila a tempo indeterminato)” spiega la Uil.
Nel 2022 si sono dimessi 8.444 uomini e 3.787 donne: la classe di età maggiormente interessate è stata quella fra 30 e 50 anni (5.899 dimissioni). Nel rilevare che in Basilicata bisogna tener conto del fatto che “un numero cospicuo di rapporti di lavoro cessati per dimissioni è da ricondurre al settore automotive per le circa 1.100 uscite volontarie (tra il 2021 e il 2022) da Stellantis”.
La Uil ha spiegato che i settori maggiormente interessati dalle dimissioni sono commercio, riparazione auto e moto, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione (4.833), le costruzioni (2.383), attività estrattiva e manifatturiera, fornitura di elettricità, gas, vapore e aria condizionata, fornitura di acqua e reti fognarie, trattamento dei rifiuti (2.129) ed infine, amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale (658).
Nei primi sei mesi del 2023 le cessazioni di rapporti di lavoro in Basilicata sono state 23.522 e per dimissioni 5.721. Di queste 1.678 hanno riguardato lavoratrici. Le attivazioni di nuovi contratti sono state 30.956, solo 4.343 a tempo indeterminato.
Sofia Di Pierro, componente della segretaria Uil Basilicata, ha spiegato che “l’aumento delle dimissioni, rispetto al periodo pre pandemico, è un segno di come le priorità si siano modificate anche nella testa dei lavoratori lucani: se da qualche parte c’è uno smart-working più flessibile, se la retribuzione è troppo bassa o gli orari disagevoli, un lavoro, anche se sicuro, lo si può lasciare. Crediamo, dunque, che ci sia una legittima, quanto condivisibile, mobilità interna volta alla ricerca di posti di lavoro qualitativamente migliori, il che significa anche meglio retribuiti”.
Cresce il numero delle dimissioni convalidate dall’Inl (Ispettorato nazionale del lavoro) perché presentate dalle madri-lavoratrici nei primi tre anni di vita del figlio nel 2022. Complessivamente sono state oltre 61mila con un aumento del 17,1% rispetto al 2021, circa 200 in Basilicata. Il fenomeno riguarda soprattutto le donne (72,8% dei provvedimenti) ed è legato strettamente alle difficoltà di conciliazione tra vita e lavoro. Il 63% delle neo mamme infatti mette tra le motivazioni la fatica di tenere insieme l’impiego e il lavoro di cura. E’ l’ulteriore testimonianza che risulta ancora difficile per le donne conciliare figli e lavoro. La maggior parte dei destinatari delle convalide (il 79,4% del totale) si colloca nella fascia di età tra i 29 e i 44 anni. Come per gli anni precedenti, il maggior numero di provvedimenti si riferisce a lavoratori e lavoratrici con un solo figlio (o in attesa del primo figlio), il 58% del totale. Più modesta si conferma invece la percentuale di genitori con 2 figli (oltre il 32,5% del totale) e resta contenuta (il 7,5%) quella dei lavoratori e delle lavoratrici con più di 2 figli. Ciò conferma che la fascia critica per restare nel mercato del lavoro sia proprio quella immediatamente successiva all’arrivo del primo figlio. Causa principale: la carenza di servizi ed in primo luogo per l’infanzia.