Il 1° marzo del 2022 un uomo entra nel salone di un parrucchiere in via Tevere a Pontecagnano e spara ad una giovane donna, togliendole la vita. Quella splendida ragazza dagli occhi azzurro cielo e senza più un futuro è Anna Borsa, dipendente del salone di soli 30 anni. L’uomo è il suo ex fidanzato, Alfredo Erra, che dopo una fuga di qualche ora verrà trovato dai poliziotti su un’area di servizio dell’A2 e arrestato. A suo carico è attualmente in corso il processo per omicidio aggravato dagli atti persecutori e dalla premeditazione. Non accettava la fine della loro relazione. Così come capita purtroppo a tanti ex partner che uccidono spietatamente le innumerevoli vittime che ogni anno riempiono il lungo e allarmante elenco di femminicidi nel nostro Paese.
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è Vincenzo Borsa, fratello di Anna, a donare ai lettori di Ondanews la sua testimonianza toccante e drammatica allo stesso tempo. Un rapporto tra fratello e sorella intenso e carico di affetto, stroncato da quel proiettile che ha portato via per sempre la giovane di Pontecagnano.
- Cosa ricordi di quella tragica giornata?
Mi svegliai la mattina e affacciandomi alla finestra vidi una camionetta dei Carabinieri e un’ambulanza. Pensai: “Ma il Carnevale è iniziato prima?”. Dovevo aprire il mio negozio, ma ero ancora tra veglia e sonno e non pensai a cosa potesse essere accaduto. Dopo pochi minuti il titolare di mia sorella giunse davanti al mio negozio, che si trovava di fronte casa nostra. Alzò la testa e mi disse: “Scendi, hanno sparato ad Anna!”. Nella mia mente pensai subito: “Quella merda ha ucciso mia sorella!”. Capii in pochi secondi cosa potesse essere successo. Mi si è staccato un filo, mi è morta l’anima. E’ stata una doccia fredda, sono morto mentre ero affacciato a quella finestra. Da quel momento è come se fossi diventato Anna, ho avuto un’altra anima. Scesi giù senza perdere tempo, entrai nel salone e la vidi a terra, senza vita. Però fu come se la sua anima si fosse avvolta attorno al mio cuore e come se lei mi avesse detto: “Pensa a mamma e papà, metti il dolore in tasca, vai fuori e pensa a loro!”. Il trauma fu così forte che non lo dimenticherò mai più, un giorno che mi ha segnato la vita e che ha distrutto totalmente la mia famiglia.
- Prima di quel 1° marzo tua sorella aveva mostrato segni di preoccupazione nei confronti del suo ex?
Anna era una protettrice. Con i suoi occhi bellissimi era il riflesso di ogni coraggio e aveva sempre una parola buona per qualcuno. Se l’avessi vista avresti pensato che non aveva alcun problema, invece aveva molto dentro, non faceva capire se soffriva. Quando vedeva me o i miei genitori preoccupati ci chiedeva di non creare disguidi con il suo ex, di lasciarlo stare. Mi chiedeva di cambiare strada se lo avessi incontrato. Io le dicevo di denunciarlo, insistevo. Il 29 gennaio Anna compì 30 anni e io le organizzai una festa a sorpresa. Lui avrebbe voluto partecipare ma, siccome mi temeva, non lo fece. Negli ultimi tempi lui mi ha sempre temuto. Ero esausto, perchè vedevo soffrire mia sorella ma non potevo fare nulla. Oggi non ho rimorsi, perchè ho rispettato la sua volontà. Lei voleva solo proteggermi e io le chiesi di promettermi che se si fosse trovata in difficoltà avrebbe dovuto chiamarmi e sarei andato subito a prenderla.
- Avevi mai pensato che l’epilogo di quella triste vicenda sarebbe stato il femminicidio di Anna?
No, assolutamente! Immaginavo che forse lui potesse minacciarla di fare del male a me o al suo cagnolino. Pensa quanta paura mia sorella si è portata dentro. Ha sempre voluto proteggere me e quell’uomo e non ha protetto se stessa. Neppure Anna immaginava questa fine, lui l’aveva plagiata. Quello che è successo ormai è successo, ma lei ha avuto un gran coraggio, forse per amore di tutti, soprattutto della sua famiglia, e ha cercato di essere signorile fino alla fine. Nonostante tutto, gli voleva bene e proprio per questo non voleva rovinarlo.
- Hai vissuto sulla tua pelle il femminicidio di una sorella. Da familiare di una vittima cosa pensi stia funzionando male in Italia tanto da non tutelare abbastanza le donne che subiscono violenza?
Credo ci sia bisogno di una vera e propria scuola per gli uomini che li educhi al rispetto delle donne. E’ la prima cosa che serve per cambiare rotta, secondo me. Le donne non possono uscire di casa con il terrore. Siamo in un Paese democratico e civile e se una storia finisce non deve poi proseguire con la violenza. Se amo una persona e questa mi lascia, non posso farle del male. Non posso dirle di non stare con un altro uomo, perchè è come elemosinare qualcosa che non avrò mai. Se una donna non ti vuole più e la ami, devi lasciarla andare, proprio perchè sei uomo. Anche nel lasciare andare si vede il sentimento forte. Le donne devono camminare per strada spensierate, con il sorriso sulle labbra tutto il giorno, non devono avere la paura addosso pensando che qualcuno possa seguirle o minacciarle. Posso solo immaginare cosa ha subito mia sorella, quanto fuoco aveva dentro.
- Se oggi tu potessi parlare per l’ultima volta ad Anna, cosa le diresti? E cosa le avresti detto se avessi potuto parlarle prima di quel tremendo 1° marzo 2022?
Se potessi rivederla oggi le direi tante cose, anche se io le parlo tutti i giorni. L’ho tatuata su una gamba e ho una stanza piena di foto nostre. Le direi che mi manca tutto di lei e mi manca condividere le cose con lei. Da quando non c’è più, per me non esistono più i colori, ma sto provando ad andare avanti perché devo sostenere i nostri genitori. Le ricorderei che è stata una signora fino alla fine. Se invece potessi tornare indietro la porterei in un posto sperduto, pur sapendo di non vederla mai più, ma consapevole di poterla sentire ogni tanto. L’importante sarebbe stato farla sopravvivere.
- Quali sono le iniziative di questi mesi e per il futuro che hai intenzione di mettere in atto per ricordare Anna?
Quando si parla di Anna io rinasco e sono pronto a fare tutto. A fine agosto ho pensato ad un murales da realizzare a Pontecagnano con un ritratto di Anna e dei suoi occhi in memoria di tutte le donne che non ci sono più. Quegli occhi che devono dare coraggio ad ogni donna affinchè tutta questa violenza un giorno venga fermata. Il 25 novembre da due anni organizziamo il Memorial in ricordo di mia sorella. Questa sera a Pellezzano si terrà una partita in famiglia, dopo la benedizione di un sacerdote, per ricordare Anna. Inoltre a Pontecagnano c’è il Centro Antiviolenza intitolato a lei. Il suo nome e cognome devono essere un riflesso e un richiamo per tutte le altre donne che vivono episodi di violenza e che non devono fare la fine che è toccata a mia sorella.
- Alle donne che dovessero trovarsi nella stessa condizione di Anna cosa consigli di fare?
Gli occhi di mia sorella devono essere il coraggio per tutte loro, quel coraggio che Anna non ha avuto. Ciò che le è successo non deve accadere a loro. Se oggi possono ancora fare qualcosa devono scacciare la paura, anche se so che non è facile. A queste fantastiche donne dico che se sono in difficoltà ma vogliono una vita migliore devono rischiare, perchè domani potrebbe essere troppo tardi.