E’ stata celebrata ieri mattina dal Vescovo Ligorio e dai parroci del centro storico la prima messa nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, nel cui sottotetto il 17 marzo 2010 fu trovato il cadavere di Elisa Claps, la 16enne scomparsa nel 1993 e per il cui omicidio è stato condannato a 30 anni di reclusione Danilo Restivo, detenuto anche per l’omicidio di una donna inglese, Heather Barnett.
Dal 2010 allo scorso 24 agosto le porte della chiesa al centro di Potenza e di uno dei gialli più importanti del Paese erano rimaste chiuse ai fedeli, prima perché era stata posta sotto sequestro dall’Autorità Giudiziaria e poi perchè interessata da lavori di ristrutturazione.
E mentre su Rai 1 ottiene notevole share la fiction “Per Elisa – Il caso Claps”, seguita da oltre 3 milioni di telespettatori, nella chiesa del mistero ieri il Vescovo ha celebrato la prima Santa Messa dopo tanti anni di chiusura.
La riapertura della Santissima Trinità nelle ultime settimane ha scosso gli animi di molti, a Potenza e non solo, suscitando soprattutto lo sdegno della famiglia Claps, che ne aveva chiesto la chiusura perpetua, proprio perchè nella struttura per tanti anni è stato nascosto il corpo senza vita della loro cara.
“Prendiamo atto ancora una volta dell’assoluta mancanza di rispetto e dell’arroganza del Vescovo Ligorio che ieri ha celebrato Messa nella chiesa della Trinità – si legge nel messaggio della famiglia Claps diffuso da Gildo, fratello di Elisa – . In un momento in cui milioni di persone stanno seguendo la fiction hanno preso consapevolezza di quanto quella chiesa sia irrimediabilmente macchiata dal sangue e dalle menzogne che tra quelle mura si sono consumate, anziché il silenzio, come aveva peraltro indicato Papa Francesco, la Curia potentina sceglie ancora una volta la rimozione di quanto accaduto. Una preghiera la rivolgo io a quanti entreranno ad ascoltare le funzioni religiose: fermatevi a leggere la targa che celebra le virtù di don Mimì Sabia e respirate a fondo il messaggio ipocrita che risuona in quella chiesa“.