La Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre del 2022, presentata dal Ministro dell’Interno, e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso ha affermato che nella provincia di Potenza “il territorio provinciale, ancorché lontano dai livelli di pericolo in atto in altre regioni, presenta sodalizi criminali autoctoni che come noto, negli ultimi anni, sono stati oggetto dell’attività repressiva di Polizia giudiziari. Nel corso di tali attività sono anche emerse specifiche evidenze di permeabilità da parte dei sodalizi criminali delle regioni confinanti, con specifico riferimento alle cosche di ‘ndrangheta calabresi”.
Nella provincia lucana gli esiti delle attività info-investigative del semestre restituiscono l’immagine di una criminalità organizzata sempre più conforme ai modelli strutturali delle più progredite organizzazioni mafiose. Nel capoluogo potentino si confermerebbe l’operatività del clan Martorano-Stefanutti, caratterizzato da una spiccata capacità di agire “sotto traccia” nelle attività estorsive tese ad imporre un suo rapporto di forza nel territorio. Nel recente passato le condotte criminali, particolarmente sintomatiche della connotazione mafiosa della menzionata compagine, hanno già colpito il tessuto sociale, politico ed economico come documentato dall’operazione “Lucania felix” (2021) in cui era emersa la capacità di accreditamento dell’organizzazione potentina verso analoghe strutture mafiose, rivelando una sintonia strategica con la cosca Grande Aracri di Cutro (KR) ed interessenze con il gruppo camorristico napoletano dei Lo Russo (cosiddetti Capitoni).
Confermando una spiccata capacità di proselitismo e reclutamento, anche il clan Riviezzi sembrerebbe rivestire un ruolo decisivo nelle dinamiche criminali dell’area potentina, in particolare nel comune di Pignola e, tramite alcune propaggini, anche nell’immediato hinterland. I legami della compagine mafiosa con le cosche calabresi e con il gruppo Cassotta di Melfi sono stati cristallizzati nell’indagine “Giano” (25 gennaio 2022) nei cui esiti sono emerse, fra le altre, attività estorsive consumate in danno di imprenditori e commercianti. Le suddette inchieste, “Lucania felix” e “Giano” sono, peraltro, richiamate nel provvedimento restrittivo che il 19 settembre 2022 il Tribunale di Potenza ha emesso a carico di 2 soggetti campani i quali avevano tentato di perpetrare, con “chiara minaccia mafiosa”, attività estorsive in danno di un imprenditore allo scopo di “rifocillare le casse delle consorterie” potentine colpite dalle ordinanze di custodia cautelare eseguite nel 2021 e nel 2022.
Nel Potentino, oltre alle attività estorsive, le consorterie risulterebbero attive, come detto, anche nel mercato degli stupefacenti. La provincia di Potenza, nel semestre di riferimento, è stata interessata anche da fenomeni corruttivi che hanno riguardato privati e pubblici ufficiali appartenenti sia all’Amministrazione regionale della Basilicata, sia all’Amministrazione comunale di Lagonegro. Il 7 ottobre 2022, infatti, la Polizia di Stato e l’Arma hanno eseguito una misura cautelare a carico di 5 soggetti per i reati di indebita induzione, corruzione, concussione e peculato. Le complesse indagini hanno documentato “vicende inerenti un diffuso e sistematico mercimonio delle pubbliche funzioni ricoperte dagli indagati” oltre che “un radicato e ramificato progetto criminale in grado di orientare a fini personali politico-elettorali l’azione della Pubblica Amministrazione in sede regionale”.
Il pregnante quadro indiziario ha acclarato anche illecite gestioni di appalti e di assunzioni nel settore della sanità pubblica lucana. Un pubblico ufficiale avrebbe anche vantato la possibilità di “poter ricorrere alla criminalità organizzata calabrese, ostentando a proprio vantaggio la nomea della città di Rosarno, notoriamente considerata cardine di alcune delle maggiori cosche malavitose facenti parte dell’organizzazione criminale calabrese della ‘ndrangheta”.