L’orzaiolo e il calazio sono disturbi comuni della palpebra. Seppur molto simili, sono distinguibili in virtù della localizzazione della tumefazione e della sensazione dolorosa.
L’orzaiolo tende a presentarsi sul margine della palpebra, mentre il calazio lo ritroviamo localizzato più internamente rispetto al margine palpebrale; inoltre nel calazio dopo un lieve dolore iniziale, questo scompare, mentre nell’orzaiolo la sensazione dolorosa persiste al tatto.
Sia i calazi che gli orzaioli causano iperemia, tumefazione e dolore a livello della palpebra. L’iniziale edema diffuso della palpebra nel calazio scompare e dopo 1-2 giorni si forma una piccola massa non dolente che migra nel corpo della palpebra e cresce lentamente durante la prima settimana. La formazione di questa massa è dovuta all’ostruzione su base non infettiva di una ghiandola di Meibomio, facendo sì che i composti lipidici irritanti sono riversati nei circostanti tessuti molli della palpebra provocandone l’infiammazione.
L’orzaiolo si caratterizza come una tumefazione lungo il margine della palpebra, esterno o interno, causata dall’ostruzione di un follicolo ciliare e delle ghiandole di Zeis o di Moll ad esse annesse con conseguente infezione. Dopo 2-4 giorni la lesione fistolizza con fuoriuscita di secrezione, spesso pus. Ciò permette un rapido sollievo dei sintomi e la risoluzione della condizione.
Per prevenire la loro comparsa è necessario curare l’igiene delle palpebre ed evitare il più possibile il contatto degli occhi con le mani, che sono sempre contaminate con germi e batteri. Il trattamento iniziale per il calazio e l’orzaiolo è lo stesso: consiste in impacchi con compresse calde. Solo in caso di complicazioni si ricorre a cortisonici ed antibiotici.
Per ridurre gli arrossamenti si possono utilizzare impacchi di cotone imbevuti con infusi di piante ad azione lenitiva come la camomilla, il tè verde e il fiordaliso. Tendono ad impiegare dalle 2-6 settimane per scomparire del tutto.
Anche l’omeopatia può venire in soccorso. In presenza di orzaiolo, 20 gocce in mezzo bicchiere d’acqua della tintura madre di calendula da applicare sulla palpebra ad occhi chiusi insieme ai rimedi per via orale come pulsatilla e staphysagria.