Ha generato preoccupazione la moria di pesci nelle acque di Salerno e della provincia. Un fenomeno che ha portato l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno a monitorare la zona e adottare le giuste misure.
Le analisi effettuate dei campioni prelevati dall’area colpita hanno evidenziato che la presenza di pesci morti e moribondi appartenenti alla specie alaccia (Sardinella) è da attribuire ad una infezione da microsporidi.
Ma di cosa si tratta? Abbiamo interpellato a tal proposito la dottoressa Ester De Carlo, Direttore Sanitario dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno che spiega: “Sta succedendo quello che ciclicamente è già successo nelle acque del Mediterraneo. La temperatura dell’acqua, alcuni anni, si innalza e influisce sul sistema immunitario anche dei pesci sicché microrganismi parassitari, ubiquitari, colpiscono i soggetti più deboli, in questo caso i soggetti giovani”.
I microsporidi, come spiegato dalla dottoressa De Carlo, “sono tra i più importanti parassiti protozoici che attaccano i pesci. Si trasmettono per contatto ma anche verticalmente e causano patologie di diversa gravità. Sono conosciute dal mondo scientifico da circa 150 anni almeno 1500 specie divise in 187 generi. Di questi circa 20 generi sono stati identificati nei pesci ed in differenti aree geografiche. Ne sono stati identificati altrettanti nell’uomo, differenti dai precedenti, soprattutto in pazienti immunodepressi, ad esempio in pazienti con HIV”.
“Nel caso in esame questa specie di microsporidio ha colpito la sardina, come già accaduto in Tunisia e Algeria tra il 2016 e il 2018 – spiega ancora – Il parassita provoca la formazione di cisti (xenomi) visibili ad occhio nudo in cavità celomatica, di colore che va dal bianco al crema, visibili anche dai non addetti ai lavori”.
Una situazione che dall’Istituto del Mezzogiorno chiariscono, non vede coinvolto l’uomo: ”La specie di microsporidi in questione è specie specifica ossia non colpisce l’uomo. I cittadini non devono temere perché la malattia non è trasmissibile. Peraltro le lesioni non sono a livello muscolare, ossia nella parte edibile”.
La preoccupazione dei giorni scorsi derivava dalla possibilità che la moria derivasse da cause tossiche o da agenti patogeni trasmissibili all’uomo ma, come chiarito dalla dottoressa De Carlo, l’ipotesi “è stata scongiurata”.
E sulle possibili azioni da intraprendere la De Carlo conclude: “Non ci sono mezzi per intervenire se non assumere comportamenti responsabili che non inficino ulteriormente la buona salute del pianeta”.
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