La cefalea è una di quelle manifestazioni che tutti, almeno una volta nella vita, vivono e a cui ci si riferisce con il termine “mal di testa”, un’espressione generica che include la sensazione dolorosa che può colpire qualsiasi parte della testa, la parte superiore del collo ed il viso, talvolta con una tale invasività da interferire con la possibilità di compiere le normali attività quotidiane. In genere, le cefalee possono essere divise in primarie, non causate da un altro disturbo, e secondarie, come sintomo correlato di un’altra condizione in atto.
Tra le cause di cefalee primarie la più comune è la muscolo-tensiva, la cui origine non è ancora del tutto definita, si è osservata una certa correlazione tra la sua comparsa e lo stress anche se ancora non è chiaro come quest’ultimo sia coinvolto. Altri fattori scatenanti possono essere i disturbi all’articolazione della mandibola, dolori a carico della fascia muscolare del collo e l’affaticamento oculare. In genere la cefalea tensiva si distingue per una sintomatologia ben precisa: un dolore lieve/moderato che può essere descritto come costrittivo, che origina nella porzione occipitale per poi diramarsi a tutto il capo, ma che si differenzia dall’emicrania perché le sue manifestazioni non sono accompagnate da nausea e vomito e l’attività fisica, i suoni e la luce non aggravano la percezione dolorosa.
Questi episodi di cefalea possono essere acuti, con episodi che si manifestano senza regolarità nel tempo e che possono durare 30 minuti come una settimana, mentre se il dolore dura circa quindici giorni per almeno tre mesi la cefalea è considerata cronica.
Di per sé, la cefalea tensiva non rappresenta un pericolo, ma per l’enorme impatto che può avere sulla qualità della vita del paziente è importante gestire efficacemente il problema. In genere, nei pazienti non cronici, per alleviare il dolore quando un attacco di cefalea è già in corso si fa ricorso a farmaci analgesici, in particolare appartenenti alla categoria nota come antinfiammatori non steroidi, Ibuprofene e Aspirina, ma bisogna sempre tener conto del carico di effetti secondari, non sempre superficiali, che l’impiego di questi medicinali porta con sé.
In questo senso scegliere l’omeopatia può essere una valida alternativa contro gli episodi di cefalea adattando ad ogni situazione il rimedio adatto. La prima indicazione di Actea racemosa è di carattere ginecologico, perché viene impiegata nella sindrome premestruale che risulta particolarmente dolorosa come conseguenza di mialgie spastiche a carico della muscolatura uterina; per via quindi della loro capacità di allentare la tensione muscolare ha un’indicazione anche nelle nevralgie neuromuscolari come la cefalea tensiva, in particolare quando sono secondarie al mantenimento di una particolare postura per lungo tempo e caratterizzate da una certa componente neurologica.
Gelsemium sempervirens è il rimedio utile quando l’episodio doloroso si genera nella zona occipitale per poi irradiarsi lungo i muscoli del collo e delle spalle fino ai bulbi oculari; chi ha bisogno di questo rimedio è in genere un individuo sensibile, soggetto al tremore e panico e che rifugge gli spazi troppo affollati e la compagnia perché lo stanca.