I cinghiali morti scoperti a Montesano sulla Marcellana e risultati positivi alla Peste Suina Africana hanno creato preoccupazione tra allevatori e cittadini. Nel giro di qualche ora la Regione Campania ha attivato la procedura per mettere in sicurezza una zona che si estende per circa 15 chilometri e che comprende i comuni di Montesano sulla Marcellana, Buonabitacolo, Padula, Sanza, Caselle in Pittari, Casalbuono, Casaletto Spartano e Sassano. L’emergenza, all’indomani della scoperta della presenza del virus nel Vallo di Diano, che tra l’altro sarebbe anche il primo caso in Campania, rimane quella di tutelare i suini. Nelle ultime ore, inoltre, sono state analizzate altre carcasse di cinghiali riscontrate nella zona e si attendono ulteriori esiti.
Abbiamo provato a fare chiarezza con la dottoressa Ester De Carlo, Direttore Sanitario dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, che non ha dubbi: “Siamo in una fase primordiale, è presente anche in altri Paesi europei, bisogna semplicemente attenersi ad alcune regole. Non c’è da preoccuparsi, ci sono solo le prime positività ed è normale che scattino i provvedimenti di sorveglianza attiva e passiva che sono richiesti dalla norma europea e nazionale. La Regione Campania ha intensificato la ricerca di carcasse di cinghiali su tutto il territorio e questo serve per capire quanto è esteso il problema”.
- Dottoressa, cos’è la Peste Suina Africana?
E’ un virus che colpisce esclusivamente la specie animale che appartiene alla categoria dei suidi, quindi i suini e le specie selvatiche come i cinghiali. Questo virus si diffonde per contatto, basta una scarpa usata in un bosco, ad esempio, e non disinfettata. A livello nazionale è comparso nel 2022 in Piemonte e in Liguria e si è poi spostato a Roma, in Calabria. In Campania è giunta pochi giorni fa la prima segnalazione, riscontrata nell’area del Vallo di Diano. In Sardegna è ormai presente da molti anni ed è in fase di eradicazione totale.
- Cosa determina la positività alla PSA riscontrata su un animale?
Determina l’apertura di misure di sorveglianza e di controllo molto più stringenti anche sulla specie selvatica (cinghiale). Quindi ritrovare una carcassa deve indurre a pensare che possa essere un caso di Peste Suina. Determina anche controlli sulle aziende suinicole, sia quelle familiari che quelle commerciali, nell’area dei 10 km circa al fine di verificare le condizioni di sicurezza. Non è obbligatorio l’abbattimento, si valuta man mano con il supporto veterinario.
- Quali sono i sintomi?
Non si fa in tempo a verificare i sintomi perché gli animali muoiono velocemente. Quello che può balzare agli occhi dell’allevatore, però, è uno stato di malessere dell’animale come febbre ed emorragia cutanea. È una morte veloce. Voglio tranquillizzare gli allevatori, non è una infezione che si ospita nel proprio allevamento in maniera silente: nel momento in cui compare non lascia dubbi che si tratta di PSA.
- E’ pericolosa per l’uomo?
Assolutamente no, però l’uomo può essere veicolo di trasmissione, per questo motivo ci sono delle regole che devono essere rispettate all’interno delle zone poste a restrizione. Ad esempio, non bisogna lasciare residui di cibo per strada perchè questo virus rimane per mesi nei salumi. Spesso l’uomo, lasciando residui che provengono da zone contaminate, può fornire al cinghiale il contagio. Veicoli della malattia sono anche i piedi delle persone che vanno nei boschi. Pertanto, tra i primi provvedimenti a cui devono ottemperare i servizi veterinari ed i sindaci ci sono i posizionamenti di cartelli con cui la popolazione viene avvisata che la zona ha riscontrato la presenza di Peste Suina Africana. Si devono adottare comportamenti idonei come non abbandonare cibo lungo le strade e nei terreni. L’uomo è il più grande veicolo di trasmissione, certo inconsapevole, ma lo è. Non colpisce gli animali domestici: dunque, tranquillizzo per quanto riguarda cani e gatti.
- Nel Vallo di Diano da qualche giorno è stata riscontrata la presenza di PSA. Cosa dobbiamo aspettarci e quale sarà la prassi?
In questa fase non bisogna allarmarsi perchè i tecnici sono a lavoro per definire la presenza di altre carcasse. Quindi è tutto un poco prematuro, bisogna eseguire ulteriori indagini sul territorio per capire quanto è esteso il problema. Dopo, invece, le misure di contenimento verranno dimensionate in base al tipo di problema: ci sono regole precise e i servizi veterinari sono nella condizione di poter arginare il problema. Bisognerà innalzare l’attenzione per le persone che possiedono suini ma anche per quanti passeggiano nei boschi o frequentano una zona montana. Bisogna, in questa fase, stare attenti e pensare che inconsapevolmente si può essere un vettore ma basta seguire le regole. La cosa importante è il contenimento della specie selvatica. I cinghiali possono muoversi ma la prassi prevede l’innalzamento di reti molto alte per far sì che non escano dalla zona.
- Da un lato l’eccessiva prolificazione della specie selvatica, dall’altro la possibilità concreta di un’emergenza.
Purtroppo è vero. E’ necessario contenere la prolificazione di questi animali e nel territorio italiano il Ministero della Salute ha approvato dei progetti di ricerca che prevedono l’utilizzo di sistemi non lesivi ma capaci di ridurne l’eccessiva fertilità. E’ un problema nazionale su cui si sta lavorando.
- Esiste un vaccino?
La PSA non ha vaccino, non ha terapie. L’unico rimedio è contenere la popolazione selvatica nella zona dove si riscontra il virus.
- C’è preoccupazione tra allevatori di suini e cittadini, come tranquillizzarli?
Si possono tranquillizzare rafforzando le misure di sicurezza delle aziende, facendo in modo che un cinghiale non entri in contatto con i suini. Questo significa rafforzare i controlli su auto e piedi. L’importante è evitare contatti diretti e indiretti con i cinghiali.
- Se un allevatore si rende conto che un suino ha la PSA cosa deve fare?
Deve immediatamente chiamare il Servizio Veterinario che andrà a recuperare l’animale. La carcassa sarà inviata agli Istituti Zooprofilattici. A tal proposito voglio dire che questo atteggiamento deve essere adottato da tutti i cittadini: se si nota una carcassa di cinghiale occorre segnalarla, è obbligatorio perchè bisogna prelevarla immediatamente. Tutti devono collaborare.
- Si parla di battute di caccia organizzate, quanto sono utili?
Sono norme previste per la Peste Suina Africana in Italia e quindi la zona viene tenuta sotto controllo per limitare la circolazione di animali infetti. La ‘sorveglianza attiva’ consiste nel cercare su soggetti vivi la presenza della PSA per evitare che girino nei territori.
- Cosa sente di dire, in conclusione?
Non è un virus che deve terrorizzare e tutti dobbiamo fare la nostra parte. Occorre innalzare il livello di guardia sicuramente, ma senza diffondere il panico o fare stupidaggini come ad esempio nascondere o trasferire i suini rischiando di far viaggiare il virus.
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