Oggi si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. I dati dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering non lasciano dubbi sull’emergenza che contraddistingue il nostro Paese.
Nel 2022 gli infortuni mortali sono numerosi e la Campania non si colloca in una posizione che incoraggia i lavoratori. Infatti, l’Osservatorio la colloca nella zona di gravità rossa. Alla fine nel 2022 l’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale colpisce Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania.
In zona arancione Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale, Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo il Friuli Venezia Giulia.
Contemporaneamente, però, se l’emergenza sanitaria sembra essere quasi scomparsa come causa degli infortuni mortali del 2022, non si può dire altrettanto per le denunce totali di infortuni sul lavoro, ovvero quelli mortali insieme a quelli non mortali.
“A fine dicembre 2021 le denunce totali per infortunio dovuto al Covid erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154 – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering – ciò significa che praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando come il virus sia divenuto molto meno mortale, sebbene sia ancora presente nei luoghi di lavoro”.
L’Osservatorio ha stilato l’identikit dei lavoratori che rischiano maggiormente la vita sul lavoro. Questi sono stranieri e ultrasessantacinquenni. “L’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. – afferma Rossato – Gli stranieri registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. Un dato che si ripete, in modo più o meno analogo, dal 2019 al 2021. E poi ci sono gli ultrasessantacinquenni che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. Conseguenza di una minor reattività in situazioni di rischio. Mentre quando si parla di denunce totali di infortunio sono i giovani ad indossare la maglia nera ed è la mancanza di esperienza questa volta a portare a questo record. Nel 2022 sono state 76.269 le denunce tra i 15 e i 24 anni. Doppie e anche triple rispetto alle altre fasce d’età”.
Gli strumenti per invertire la disastrosa tendenza si riconoscono nella formazione dei lavoratori e nella maggior diffusione di controlli. “Auspichiamo che questi nostri studi ed elaborazioni statistiche possano rappresentare un valido supporto di conoscenza e approfondimento per tutti coloro che si impegnano a fare prevenzione nei luoghi di lavoro e, soprattutto, diventino strumento concreto ed efficace per tutelare la sicurezza dei lavoratori. Ricordando una volta di più e proprio in una giornata solenne come il 28 aprile – conclude Mauro Rossato – che la disciplina in materia di sicurezza sul lavoro nel nostro Paese c’è ed è esaustiva. Dobbiamo solo applicarla. A tal fine serve dunque un’adeguata e diffusa formazione dei lavoratori e, anche, dei datori di lavoro; senza dimenticare il valore deterrente di ispezioni e sanzioni. Non si possono considerare salute e sicurezza sul lavoro dei costi, bensì un investimento. È indispensabile che l’Italia esca dal torpore dell’insicurezza che immobilizza piani virtuosi di prevenzione e che continua a perpetuare la tragedia anno dopo anno. Perché l’inettitudine e l’ignoranza di chi si dovrebbe occupare della tutela dei lavoratori, poi, si traducono in infortuni gravi e, talora, mortali”.