Con il termine prostata indichiamo una specifica ghiandola dell’apparato genitale maschile localizzata sotto la vescica. In età infantile presenta ridotte dimensioni mentre si sviluppa durante la pubertà fino a raggiungere le dimensioni di una castagna.
Il ruolo principale di questa ghiandola è di produrre una parte del liquido seminale che nutre e veicola gli spermatozoi contenuti nello sperma. Con l’avanzare dell’età le sue dimensioni tendono a variare subendo un ingrossamento che nella maggior parte degli uomini non rappresenta problemi.
Questa ghiandola può essere sede di malattie di tipo infiammatorio come le prostatiti, causata da infezioni batteriche e che può colpire anche gli uomini in giovane età. Patologie a carattere oncologico, come l’ipertrofia prostatica benigna, e l’adenocarcinoma prostatico maligno. Il primo si manifesta come il progressivo ingrossamento della porzione più interna della prostata, a contatto con il collo della vescica, ed è responsabile di tutti quei disagi legati alla capacità di urinare, come un flusso lento e ridotto dell’urina e una sensazione di incompleto svuotamento della vescica.
Sono diverse le piante che possono aiutare la prostata nel suo corretto funzionamento e ridurre il disagio che l’ipertrofia benigna provoca nell’uomo. L’epilobio è un’erba infestante dall’elevato potenziale terapeutico grazie ai suoi principi attivi che ne garantiscono una netta azione antinfiammatoria e una marcata riduzione delle prostaglandine e di conseguenza del senso di dolore. Le prostaglandine sono importanti sostanze naturalmente presenti nel corpo umano che rappresentano la chiave di numerose funzioni biologiche tra cui, la più importante, riguarda la percezione e sensibilità del corpo umano al dolore. Inibire le prostaglandine comporta quindi una riduzione della percezione del dolore e lo stimolare nell’organismo la produzione di endorfine, antinfiammatori endogeni.
Anche la corteccia del Pygeum africanum viene impiegata nella cura della prostata per via della sua attività inibente sulla sintesi di prostaglandine, contribuendo quindi al trattamento dell’ipertrofia prostatica.
Utile è anche l’impiego dell’olio di semi di zucca, che contiene betasteroli. Per via delle similitudini strutturali con due ormoni importanti nella funzionalità prostatica, il testosterone e gli estrogeni, i betasteroli agiscono abbassando i livelli di colesterolo, precursore degli ormoni citati, contribuendo così a migliorare i sintomi della malattia.
Anche il polline, con la presenza dei bioflavonoidi, è un rimedio efficace nella malattia per la loro azione antinfiammatoria e inibitrice della crescita del tessuto prostatico.