Dal mese scorso è alla ribalta il tema cocente della “maternità surrogata”, già vietata in Italia, ma praticata da cittadini italiani all’estero. Tra le prime riforme proposte dal Governo Meloni, questa ricopre un ruolo predominante, volendo Palazzo Chigi farla diventare un “crimine universale”.
Per capire a fondo il significato di “maternità surrogata” , al fine di comprendere cosa comporta nella condizione di vita di chi non può biologicamente avere figli, e con l’obiettivo di afferrare le novità che ricadrebbero su quei figli già nati da un “utero in affitto”, abbiamo intervistato Filomena Gallo, avvocata cassazionista originaria di Teggiano, Segretaria Nazionale Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.
Nella proposta di legge si evince che “il ricorso a queste pratiche è in vertiginoso aumento e la maternità surrogata sta diventando un vero e proprio business che, tanto per fare un esempio, in India vale oltre 2 miliardi di dollari l’anno”. Nasce da queste considerazioni l’esigenza, sempre più avvertita in ambito nazionale e internazionale, di condannare la diffusione di tali pratiche.
- È iniziata la discussione sulla legge per rendere la “maternità surrogata” un “crimine universale”. Può spiegarci queste due definizioni?
Con “Maternità surrogata” o “Gravidanza per altri” si intende un percorso di fecondazione assistita nel quale una donna porta avanti una gravidanza per un’altra persona o per una coppia. In Italia, la Gravidanza per altri commerciale è vietata dalla Legge 40/2004. La proposta dell’attuale Governo di estendere la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità anche se praticata all’estero si scontra con il principio di legalità e di colpevolezza nonché con l’attuale orientamento delle giurisdizioni italiane e sovranazionali che escludono qualsiasi tipo di reato rispetto a questi percorsi e riconoscono il diritto superiore del minore a vedere trascritto il proprio atto di nascita formato all’estero. Rendere universale un fatto che per definizione è legato alle scelte di politica criminale di un Paese si scontra con il concetto stesso di reato universale, e soprattutto con il principio della doppia incriminazione che la maggior parte dei Paesi europei prevede per legge come condizione per poter applicare la legge nazionale all’estero: per punire in Italia un reato compiuto in un altro Paese deve essere considerato un fatto illecito anche lì. Questo denota l’intento di questa maggioranza di arrogarsi il potere di imporre la propria disciplina ad altri Stati, violando la sovranità degli altri Stati. Inoltre, le proposte di legge in esame mirano non solo ad estendere la punibilità della maternità surrogata commessa all’estero da cittadini italiani, ma vogliono indirettamente anche ostacolare l’applicazione di tecniche di PMA (Procreazione medicalmente assistita) di tipo eterologo. La fecondazione eterologa è tecnica legale dal 2014, reintrodotta nel nostro Paese grazie all’azione nei tribunali delle coppie (anche grazie al lavoro difesa e sostegno legale fornito dall’associazione Luca Coscioni). La proposta Varchi (C. 887) vuole infatti estendere la punibilità anche alla commercializzazione dei gameti (il commercio di gameti ed embrioni è vietato in tutta Europa da normativa vincolante comunitaria). In un Paese, come l’Italia, in cui è impossibile donare gameti e in cui manca ancora il nomenclatore tariffario per tutta la PMA, per realizzare tecniche eterologhe occorre importare i gameti dall’estero. E il pagamento delle spese necessarie per questa procedura potrebbe in Italia configurare commercializzazione alla luce della mancata previsione nel nostro Paese di rimborso alle donatrici di gameti che negli altri Paesi percepiscono un rimborso spese che non supera i mille e cento euro. Ci auguriamo che vengano ascoltate in audizione anche altre associazioni con le persone che intraprendono percorsi di GPA (Gestazione per altri) all’estero, insieme anche alle gestanti, affinché vi sia anche maggiore informazione per trovare Paesi dove ci sono norme chiare e di garanzia per le gestanti e i nati.
- Quando si parla di “gestazione per altri” sembra riferirsi specialmente alle coppie gay, ma i dati dicono che, su 250 coppie all’anno, 9 su 10 sono eterosessuali. Perché scegliere questo tipo di maternità piuttosto che l’adozione o l’affido? Quali sono le differenze?
I bambini in stato di abbandono in Italia per fortuna sono pochissimi, praticamente non ce ne sono. Il percorso per adottare dura anni ed è molto difficile, ma dovrebbe essere un percorso per tutte le famiglie che possono accogliere un bambino che non ha più una famiglia, così anche con l’affido. La gravidanza per altri è una tecnica di fecondazione medicalmente assistita a cui le persone che la scelgono devono poter accedere in un quadro di garanzie per la gestante, il nato e la coppia con una legge chiara e precisa.
- La corrente di pensiero favorevole che la maternità surrogata divenga un crimine ritiene che si stia mettendo in atto un processo di mercificazione del corpo femminile, considerato alla stregua di mero incubatore naturale. Lei che ha incontrato diverse madri surrogate cosa può dirci del loro rapporto emotivo col feto?
Non ho mai incontrato una gestante, ho potuto però sentire le loro testimonianze, conosco famiglie che mantengono rapporti con la gestante dopo la nascita dei loro figli. E conosco persone in Italia che lo farebbero gratuitamente per chi non può avere figli in altro modo. Reputo che sia un atto bellissimo se è spontaneo, consapevole da parte di chi ha già avuto l’esperienza della maternità. Se decido di donare un rene, lo posso fare, nessuno metterà in dubbio la mia volontà, eppure mi privo di un organo. Se invece una donna decide liberamente di aiutare altre persone portando avanti una gravidanza per quelle persone, diventa una persona che non può decidere del suo corpo e si tratta di mercificazione, si diventa un incubatore. Eppure quella persona favorisce la vita non privandosi di un organo come nel dono del rene. Mi sa dire lei quale è la differenza se la scelta in entrambi i casi è libera?
- Attualmente qual è l’iter che deve seguire un italiano che voglia un figlio tramite “utero in affitto”?
In Italia la maternità surrogata, volgarmente detta “utero in affitto”, è vietata nella commerciale, ma nella pratica neppure la forma gratuita può essere realizzata perché non è normata. Però la coppia può rivolgersi ad un tribunale per essere autorizzata alla gravidanza per altri nella forma solidale in modo che il tribunale, in assenza di norma, possa stabilire le modalità. Già nel 2000 il Tribunale di Roma autorizzò una coppia che aveva un’amica di famiglia che gratuitamente avrebbe portato avanti la gravidanza: è un tentativo da fare. In alternativa occorre andare nei Paesi dove il percorso di gravidanza per altri è legale e normato.
- Dove si colloca l’amore in questa vicenda?
Penso che ci sia tanto amore in questo percorso: nonostante sia difficile, fa pensare al futuro, solo l’amore fa superare tutte le difficoltà connesse al percorso di GPA.
- Qual è il quadro auspicabile secondo l’Associazione Coscioni?
L’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica insieme ad esperti ed altre associazioni ha elaborato una proposta normativa per la regolamentazione della Gravidanza per altri solidale( QUI), per arrivare ad una regolamentazione della pratica di fecondazione assistita con gravidanza per altri solidale. La PdL lascia intatto il divieto di utero surrogato commerciale ma dettaglia e regolamenta l’accesso alla tecnica con gravidanza solidale.
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