“Quanto accaduto qualche giorno fa all’Ospedale San Carlo di Potenza, dove un anziano ricoverato è riuscito ad allontanarsi dalla struttura sfuggendo al controllo del personale di reparto, è, in realtà, solo una delle possibili conseguenze della grave carenza, in particolare, di infermieri. Lo abbiamo segnalato più volte ma sembra che nessuno abbia preso in seria considerazione il problema”.
A sottolinearlo la Presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Potenza Serafina Robertucci che, a commento della notizia, sottolinea come un’organizzazione efficiente, in grado di fornire ai pazienti servizi di qualità, erogati in condizioni di sicurezza e nel rispetto della normativa in materia di orario di lavoro, debba puntare alla gestione delle risorse umane.
“Per quanto riguarda la determinazione del fabbisogno di personale infermieristico – ha continuato Robertucci- bisogna pensare ad un’organizzazione delle aree di degenza in base alla complessità assistenziale così da coniugare meglio sicurezza, efficacia e qualità delle prestazioni. Numerosi studi nazionali e internazionali indicano quale rapporto ideale infermiere paziente in area medica e chirurgica nella misura di 1 infermiere ogni 8 pazienti (oggi è all’esame delle Regioni un nuovo decreto per la determinazione del fabbisogno personale) per assicurare un adeguato livello di assistenza. In una situazione di carenza aumenta il numero di attività alle quali l’infermiere deve dedicarsi con conseguente diminuzione del tempo a disposizione per ciascuna di esse e inevitabili rischi per la sicurezza”.
La presidente dell’Opi Potenza ha, poi, spiegato come recenti studi hanno dimostrato l’aumento del tasso di mortalità in caso di dotazione insufficiente di personale infermieristico; l’aumento del rischio cadute accidentali, allontanamento per difetti di vigilanza e insufficiente assistenza; ostacoli alla gestione delle emergenze cliniche nei reparti di degenza per eccessivo carico di lavoro del personale infermieristico; che 1/3 del tempo lavorativo degli infermieri è dedicato ad attività “non infermieristiche”.
Quali conseguenze per gli infermieri e la struttura sanitaria? A questa domanda la presidente Robertucci risponde con un elenco che descrive un quadro preoccupante.
“La difficile programmazione dei turni di lavoro non garantisce un adeguato recupero psicofisico per riposi e ferie non goduti; lo stress conseguente alla carenza di personale predispone all’insorgenza del fenomeno del ‘burn out’. C’è una stretta correlazione tra carenza di personale e frequenza di infortuni sul lavoro, la scarsità di tempo determina l’impossibilità di dedicarsi alla compilazione della documentazione sanitaria, con aumento del rischio di contenziosi per responsabilità. A ciò si aggiunge che il contenimento dei costi per il personale è un risparmio solo apparente poiché genera un aumento dei costi sanitari legato alle complicanze prevenibili sui pazienti, agli eventi avversi e alle richieste di risarcimento dei danni. Esortiamo –ha concluso Robertucci- direttori e amministratori a valutare periodicamente i carichi di lavoro considerando gli standard di sicurezza. Non lasciamo ricadere le responsabilità per colpa individuale sugli operatori che subiscono le criticità organizzative e cercano di superarle con turni di lavoro massacranti”.