Rete Ferroviaria Italiana è stata condannata al risarcimento di 972.594 euro ai familiari del ferroviere Salvatore Passavanti. A deciderlo è stato il Tribunale di Roma che ha evidenziato come Passavanti, originario di Tito, sia stato a “contatto tutta la vita lavorativa con l’amianto e con un altro terribile cancerogeno, l’olio creosoto”.
Salvatore aveva ricevuto nel 2017 la diagnosi di adenocarcinoma polmonare causato da fumi tossici, pochi mesi dopo, agli inizi del 2018 ha perso la vita proprio a causa del terribile male che lo aveva colpito. Durante la sua carriera è stato capo tronco lungo la linea ferroviaria valdianese ed è stato anche un forte sostenitore della riapertura del tratto Sicignano-Lagonegro, infatti negli anni ha spesso mostrato il suo interesse al Comitato pro ferrovia. Ha anche composto, a tal proposito, un lavoro approfondito, con studi e pagine, curato interamente da lui e dedicato alla Sicignano-Lagonegro; dopo la sua scomparsa, infatti, il suo libro è stato pubblicato grazie anche all’impegno economico dell’imprenditore Carmine Sabbatella.
La famiglia, dopo il riconoscimento della malattia professionale, per ottenere il risarcimento dei danni subiti si è rivolta al presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, e agli avvocati Marcello e Consuelo Mascolo.
“Provata la nocività dell’ambiente di lavoro – è scritto nella sentenza – l’azienda non ha fornito la prova liberatoria di aver adottato misure di protezione, né prudenza e cautela”.