La Fondazione GIMBE, attraverso il suo Osservatorio, ha redatto un report sulla mobilità sanitaria interregionale in Italia nel 2020, che ha raggiunto un valore di 3,33 miliardi di euro con saldi estremamente variabili tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Il saldo è un dato che risulta dalla differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre regioni, e quella passiva, cioè la “migrazione sanitaria” dalla regione di residenza.
Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, le Regioni capofila dell’autonomia differenziata, raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre l’83,4% del saldo passivo si concentra in Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata.
“La mobilità sanitaria – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Infatti, le regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano ai primi posti nei punteggi LEA, mentre gli ultimi posti sono occupati da quelle con mobilità passiva più elevata”.
I dati sulla mobilità sanitaria riguardano 7 tipologie di prestazioni: ricoveri ordinari e day hospital differenziati per pubblico e privato, medicina generale, specialistica ambulatoriale differenziata per pubblico e privato, farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso.
“La Fondazione GIMBE ha elaborato un report sulla mobilità sanitaria – precisa Cartabellotta – utilizzando sia i dati economici aggregati per analizzare mobilità attiva, passiva e saldi, sia i flussi trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute con il cosiddetto Modello M, che permettono di analizzare la differente capacità di attrazione del pubblico e del privato di ogni regione, oltre alla tipologia di prestazioni erogate in mobilità”.
Nella mobilità passiva compaiono 3 regioni con maggiore indice di fuga che generano debiti per oltre 300 milioni di euro: in testa Lazio (13,8%), Lombardia (10,9%) e Campania (10,2%), che insieme compongono oltre un terzo della mobilità passiva. Il restante 65,1% si distribuisce nelle rimanenti 17 regioni e province autonome.
“I dati della mobilità passiva – commenta Cartabellotta – documentano differenze più sfumate tra Nord e Sud. In particolare, se quasi tutte le Regioni del Sud hanno elevati indici di fuga, questi sono rilevanti anche in tutte le grandi Regioni del Nord con elevata mobilità attiva, per la cosiddetta mobilità di prossimità, ovvero lo spostamento tra Regioni vicine con elevata qualità dei servizi sanitari, secondo specifiche preferenze dei cittadini”.
Le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni tutte del Centro-Sud. Un saldo negativo moderato è quello che risulta per la Basilicata con -62,5 milioni di euro. Il saldo negativo rilevante è quello della Campania con -222,9 milioni di euro.
Anche nel calcolo del saldo pro-capite di mobilità sanitaria si posizionano malissimo le regioni del Sud, in particolare la Basilicata, risulta fanalino di coda con un saldo pro-capite negativo di 115 euro. “Con questo indicatore elaborato dalla Fondazione GIMBE – puntualizza Cartabellotta – la classifica dei saldi si ricompone dimostrando che, al di là del valore economico, gli importi relativi alla mobilità sanitaria devono sempre essere interpretati in relazione alla popolazione residente”.
“Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private – spiega Cartabellotta – varia notevolmente tra le regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate. Infatti, accanto a regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60% del valore totale della mobilità attiva – Molise (87,2%), Puglia (71,5%), Lombardia (69,2%) e Lazio (62,6%) – ci sono regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Umbria (15,2%), Sardegna (14,5%), Valle d’Aosta (11,5%), Liguria (9,9%), Basilicata (8,1%) e nella Provincia autonoma di Bolzano (3,4%). Le nostre analisi dimostrano che i flussi economici della mobilità sanitaria scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di maggiori autonomie. E che oltre la metà delle prestazioni di ricovero e specialistica ambulatoriale finisce nelle casse delle strutture private”.
Alla luce di questi dati arriva il commento di Antonio Iannone, senatore Fratelli d’Italia, Commissario Regionale del partito in Campania. “I dati della Fondazione Gimbe parlano chiaro: anche per mobilità sanitaria interregionale la Campania è maglia nera. – afferma – La Regione di De Luca è quella che maggiormente vede i propri malati andarsi a curare in strutture di altre regioni con un costo di 222 milioni di euro. Insomma oltre al danno anche la beffa. La fuga dalle nostre strutture sanitarie dà il senso più pieno del fallimento di De Luca dopo sette anni di guida sua e del Pd. Aveva detto mai più ultimi quando ultimi non eravamo con l’Amministrazione di centrodestra; dopo oltre 7 anni siamo conclamati i peggiori in tutti gli indicatori”.