Siamo tra i Paesi mediamente virtuosi, almeno quando si parla di iodio: sostanza quotidianamente necessaria all’organismo per non incappare in problematiche tiroidee o di altra natura. Gli esperti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dal PlantLab dell’istituto di Scienze della Vita dello stesso ateneo non solo hanno attestato che nel nostro Paese la carenza di iodio è modesta ma hanno anche fornito possibili soluzioni per ridurre ulteriormente il divario esistente tra il necessario apporto e quello effettivamente assunto.
La prima opportunità di assorbire iodio, secondo gli scienziati, sarebbe rappresentata dalla biofortificazione dei prodotti alimentari e agricoli, che significa aumentare le concentrazioni di uno specifico micronutriente, in questo caso lo iodio, all’interno di frutta e verdura durante il processo di crescita dell’alimento stesso.
In questo senso molto interessante è il caso della soia, una leguminosa come i fagioli, i ceci e le lenticchie, ricca di vitamine del gruppo B, ferro e potassio e per questo molto usata nell’alimentazione soprattutto animale. La soia presenta anche notevoli effetti benefici legati alla presenza di fitoestrogeni e isoflavoni. In fitoterapia si sfruttano tali caratteristiche per attenuare la sindrome climaterica l’insieme di disturbi fisici associati a menopausa come vampate di calore, insonnia, palpitazione e secchezza vaginale. Queste sostanze si sono dimostrate efficaci anche nel placare i disturbi della sfera emotiva riducendo ansia, irritabilità ed instabilità umorale. In campo nutrizionale dai semi della soia, molto ricchi di proteine e grassi insaturi, si ottengono numerosissimi prodotti come latte, tofu, miso, olio, farina e fiocchi, lecitina di soia, pane di soia, tamari e shoyu.
Ora, secondo recenti studi effettuati sotto la guida di Pierdomenico Perata, rettore dell’Università di Pisa e coordinatore del PlantLab, la soia avrebbe dimostrato di essere anche un’ottima accumulatrice di iodio. È stato infatti possibile osservare che una sola applicazione fogliare di iodato di potassio, somministrato a bassissime concentrazioni durante lo sviluppo della pianta, è sufficiente a raddoppiare il contenuto di iodio nei semi di soia senza alterare i parametri produttivi. La soia biofortificata con lo iodio, integrata nella dieta degli animali, potenzia il latte e i derivati che diviene più ricco di questa sostanza consentendo quindi anche all’uomo di raggiungere il necessario fabbisogno quotidiano di iodio.
Ovviamente occorre realizzare linee guida internazionali per fornire indicazioni precise per la standardizzazione dei processi di biofortificazione per gli alimenti , soprattutto riguardo ai principi nutritivi di maggiore interesse.