Questa mattina, nelle province di Salerno, Avellino, Frosinone, Caserta e Chieti, i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti e da unità cinofile del Nucleo di Pontecagnano, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dall’ufficio GIP del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 38 persone (14 delle quali sottoposte alla custodia cautelare in carcere, 21 agli arresti domiciliari e le rimanenti 3 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), indagate, a vario titolo, per i reati di estorsione e lesioni personali, aggravati dalla finalità mafiosa, porto e detenzione di armi in luogo pubblico, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, truffa.
Nello stesso provvedimento cautelare è stato disposto ed eseguito il sequestro preventivo in forma diretta o anche per interposta persona di circa 74.000 euro a carico di due società, un bar e una società di servizi. Nel corso delle operazioni, che hanno complessivamente visto impiegati oltre 250 Carabinieri, sono state eseguite perquisizioni personali e locali per la ricerca di stupefacenti e altre cose pertinenti ai reati contestati.
Le accuse nei confronti degli indagati traggono origine da un’articolata attività d’indagine intrapresa dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Salerno nel mese di aprile 2019, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. L’attività, condotta attraverso indagini tecniche e mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, è risultata particolarmente complessa poiché è stato necessario ricostruire i reali titolari di schede telefoniche fittiziamente intestate ed utilizzate per lo svolgimento di traffici illeciti.
Nella impostazione accusatoria gli indagati gravitavano attorno alla figura di Giuseppe Stellato, alias “pappachione”, che avrebbe nel tempo assunto una posizione di predominante rilievo, già prima della sua definitiva scarcerazione, avvenuta nel mese di maggio 2020, servendosi di permessi che gli davano la possibilità di rientrare sul territorio del capoluogo. Questi, direttamente o tramite intermediari, avrebbe instaurato e riallacciato rapporti, attraverso l’invio di lettere o incontri personali, con svariati pregiudicati salernitani nel tentativo di formare un gruppo criminale finalizzato ad acquisire il controllo dell’attività di spaccio di stupefacenti nella zona orientale di Salerno, fino al suo arresto in flagranza il 25 luglio 2020 per la violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
Secondo la prospettazione accusatoria, allo stato ritenuta valida dal Giudice, lo Stellato avrebbe estorto una parte dei proventi delle attività di spaccio percepite dai pusher presenti nell’area orientale di Salerno e in alcune strade del centro cittadino, nonché denaro ai danni di un esercente commerciale. Avrebbe poi portato e detenuto in luogo pubblico delle armi (tra cui un kalashnikov), con le quali avrebbe esploso, nel mese di luglio 2020, 13 colpi di pistola senza un obiettivo preciso, ma al solo scopo dimostrativo, danneggiando alcuni palazzi, mentre era a bordo della sua auto con altri due indagati. Nello stesso mese, unitamente ad altri 7 indagati, avrebbe gambizzato con due colpi di pistola un pusher cagionandogli lesioni giudicate guaribili in 30 giorni di prognosi, al fine di imporre la propria supremazia territoriale. Gli inquirenti hanno inoltre individuato un’attività di spaccio all’interno del carcere di Bellizzi Irpino da parte di due detenuti, che sarebbero riusciti ad ottenere la droga per il tramite di alcuni familiari e del loro legale di fiducia, anch’egli tra gli arrestati, i quali avrebbero più volte consegnato lo stupefacente durante i colloqui. Inoltre, tre indagati, tra cui l’avvocato e uno dei leader del tifo organizzato locale, avrebbero commesso una truffa nei confronti dei genitori di un ventenne, anch’egli appartenente agli ultras deceduto in un incidente stradale mortale.
In particolare, secondo la ricostruzione fatta propria dal Giudice, il capo del gruppo ultras, sfruttando la fiducia a lui riconosciuta proprio in quanto leader della tifoseria organizzata, sarebbe riuscito a carpire la buona fede dei genitori della vittima, ai quali avrebbe indicato il legale per le procedure assicurative relative alla morte del figlio.
L’avvocato, mediante la falsificazione totale o parziale di documentazione fiscale attestante presunte spese sostenute in relazione al funerale della vittima e successive consulenze tecniche di parte, avrebbe poi indotto in errore i familiari circa gli oneri complessivamente a lui dovuti, appropriandosi della somma di 160mila euro, dal totale del risarcimento liquidato dall’assicurazione per l’incidente ripartendola con il capo ultras e un altro indagato. A tutti gli indagati è contestata l’aggravante di aver approfittato della condizione di minorata difesa delle vittime per lo stato di sofferenza psicologica derivante dalla morte del giovane.
Parte della somma provento di truffa sarebbe stata poi riciclata attraverso una fattura falsa di 43.310 euro, emessa dalla società di consulenza di proprietà della moglie di uno dei tre. Le indagini, anche bancarie, hanno consentito inoltre di ipotizzare che la donna, legale rappresentante di un’impresa individuale con sede a Pontecagnano Faiano mediante l’utilizzo e la presentazione di dichiarazioni e documentazione attestante cose non vere, avrebbe conseguito indebitamente un contributo a fondo perduto che lo Stato ha erogato al fine di sostenere le imprese colpite dall’emergenza Covid ricavandone un vantaggio patrimoniale quantificato in 30.856 euro corrisposto dall’Agenzia delle entrate, mediante l’accreditamento diretto in conto corrente intestato al soggetto beneficiario.
Sono state sequestrate sostanze stupefacenti per oltre 28 kg, prevalentemente hashish, con arresto in flagranza o denuncia di 13 persone per i reati di detenzione ai fini di spaccio e porto illegale in luogo pubblico di armi, nonché numerosi altri sequestri amministrativi a carico di acquirenti-assuntori e correlate segnalazioni alla Prefettura di Salerno.