Il rapporto di fiducia tra i consiglieri di maggioranza dell’Ordine dei Commercialisti di Sala Consilina-Lagonegro e il Presidente Gianluca Timpone si è incrinato definitivamente, raggiungendo il capolinea. Dopo le tensioni generate dalle notizie diffuse dal Presidente in merito alle divergenze insorte sulla scelta del Presidente nazionale, i consiglieri di maggioranza sentono il dovere, soprattutto verso gli iscritti alla categoria professionale che rappresentano, di chiarire ufficialmente e in modo definitivo la situazione.
Il Consiglio e il Presidente, ad inizio aprile, in accordo con gli altri Ordini locali avevano deciso di appoggiare la lista del candidato Presidente al Consiglio Nazionale dell’Ordine Enzo Moretta, past President dell’Ordine di Napoli, come risulta anche da un comunicato stampa congiunto. “A pochi giorni dalle elezioni, il Presidente Timpone, immotivatamente, decide invece di cambiare idea e di votare la lista De Nuccio e cerca di imporre la sua decisione al Consiglio arrivando perfino a ‘minacciare’ in più occasioni le sue dimissioni dalla carica – fanno sapere i consiglieri -. Considerato l’accordo già preso, tuttavia, i consiglieri non hanno ritenuto corretto e leale venir meno alla parola data ed hanno votato perciò per la lista Moretta, espressione di voto rispettosa peraltro anche dell’identità territoriale“.
Il clima è diventato, a dire della maggioranza, “sempre più soffocante a causa del perpetrato atteggiamento autoritario, anche se poco autorevole, del Presidente consistente nel tentativo di proporre (imporre) al Consiglio l’approvazione di scelte unilaterali e non condivise. Ne è prova la recente convocazione del Consiglio del 12 maggio recante un ordine del giorno caratterizzato dal susseguirsi di argomenti attestanti la totale sfiducia manifestata dal Presidente nei confronti del Consiglio tutto“.
Tra gli argomenti all’ordine del giorno la proposta di revoca del Segretario, la ratifica di un illegittimo provvedimento del Presidente di revoca del Delegato alla Formazione, il congelamento delle deleghe ai consiglieri. Punti che “denotano l’impossibilità di poter proseguire armonicamente il percorso intrapreso insieme e di svolgere, quindi, con serenità il mandato nell’interesse degli iscritti, onorando la fiducia ricevuta col loro voto” commentano con profondo rammarico i consiglieri di maggioranza. “Un siffatto ordine del giorno – continuano – è specchio di un atteggiamento di assoluta chiusura, di assenza di democrazia e di dialogo costruttivo“.
I consiglieri fanno poi presente di aver vinto l’aspra tornata elettorale su un confronto a due liste per poter addivenire ad un direttivo che potesse amministrare serenamente, in modo leale e trasparente, nell’interesse di tutta la categoria. Riferiscono che l’atteggiamento del Presidente è apparso, sin dal momento dell’insediamento, non proprio in linea con il clima di serenità e di armonia regnante tra tutti i consiglieri di maggioranza: “Il Presidente Timpone, forse per la sua discontinua presenza nel territorio negli ultimi anni, non aveva ben chiaro il clima di cooperazione e solidarietà che ha caratterizzato il rapporto fra i consiglieri eletti e gli iscritti. Pertanto, vista l’estrema delicatezza degli argomenti da trattare i consiglieri di maggioranza hanno inviato una pec del 10 maggio invitando il Presidente a rinviare la seduta al fine di poter trattare in presenza gli argomenti. Tale richiesta è stata dapprima immediatamente denegata, mostrando ancora una volta un atteggiamento assolutamente ostracistico, per poi essere parzialmente accolta, con una nuova convocazione per il 23 maggio. In tale ultima convocazione il Presidente Timpone ancora una volta non perde l’occasione per sfidare la lealtà, la buona fede e la pazienza dei consiglieri e creare un clima di tensione all’interno della maggioranza, prevedendo la possibilità per gli iscritti di poter assistere e partecipare alla seduta del Consiglio. Orbene, tale decisione, oltre ad essere del tutto irrituale ed illegittima (le sedute del Consiglio sono infatti riservate, altrimenti dovrebbe essere convocata l’Assemblea degli iscritti), ha tutto il sapore di una provocazione da un lato e di una captatio benevolentiae verso la platea degli iscritti (elettori) dall’altro. Diversamente non si riesce a spiegare“. Da questo l’inevitabile, quanto amara decisione di depositare le dimissioni.
“Avremmo potuto partecipare al Consiglio e far valere la nostra maggioranza – proseguono i consiglieri -. Le deleghe sono state conferite dal Consiglio e il Presidente non ha alcuna prerogativa autonoma sul punto. Sarebbe stato inutile confrontarsi politicamente in Consiglio, mettendo in minoranza il Presidente. Comunichiamo, scusandoci profondamente verso tutti gli iscritti, che in questo clima di totale sfiducia, essendo impossibilitati a dialogare e ad operare nell’interesse comune, ci siamo visti costretti a presentare le nostre dimissioni, con l’intento di evitare il commissariamento. Al dottor Timpone cediamo la scena come unico ‘attore protagonista’, dovendo di diritto, quale Presidente, entro sessanta giorni dalla intervenuta decadenza, convocare e tenere l’Assemblea per l’elezione dell’intero Consiglio, come previsto dal nostro ordinamento professionale”.