Caro materiali, pandemia e guerra in Ucraina. Un mix che pare configurarsi come una congiura nei confronti dell’Europa e del mondo intero. A risentirne è il mondo civile e la stessa economia ed in particolare quella del mattone che dopo i primi importanti tentativi di ripresa avviati con i bonus energetici promossi dal Governo è nuovamente ricaduta nella trappola dell’aumento dei costi.
La paralisi delle filiere e la chiusura dei mercati dell’Est ha generalmente indotto un fisiologico innalzamento dei prezzi sostenuto in parte dall’aumento dei costi dei prodotti petroliferi e del gas naturale, il cui approvvigionamento è in buona parte proveniente dalla Russia. Ad oggi l’aumento dei costi delle materie prime ha fatto registrare un’improvvisa e repentina contrazione del mercato, tale che un rilevante numero di imprese ha ritirato la propria offerta, non riscontrando margini di guadagno convenienti.
Il prezzo del legno è aumentato tra il 60% e il 70% rispetto all’inizio della pandemia, il rame ha registrato un +40%, mentre l’alluminio ha raggiunto nuovi massimi storici in borsa. Anche per gli asfaltisti la situazione non è delle migliori con aumenti dei prezzi del materiale bituminoso che supera in alcuni casi anche il 30% rispetto al 2020.
“Siamo spaventati perché non siamo ancora usciti dalla paura e dallo stato di allerta legati alla pandemia, l’emergenza stava allentando la sua stretta alle nostre vite e oggi una mente folle sta mettendo l’umanità in ginocchio senza una valida ragione – afferma Ottavio De Luca reggente Filca Cisl Campania – il conflitto scoppiato ormai da molti giorni ha già messo K.O. le borse finanziarie facendo schizzare alle stelle il prezzo di tutte le materie prime, tra cui il petrolio e il gas che già erano aumentati sensibilmente. Se non verrà posto un limite a tutto quanto sta accadendo a est del vecchio continente, l’impatto economico conseguente sarà simile a quello degli scenari del secondo dopoguerra: aumenterà l’esposizione alla povertà e alla disoccupazione che colpirà in modo particolare le imprese edili già provenienti da una condizione di stenti generati dalla precedente crisi degli ultimi dieci anni”.