Il pittore Fernando Mangone, originario di Altavilla Silentina, è tra i protagonisti della 59^ Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. La sua importante opera “Masque”, a partire dal 22 aprile, sarà esposta nel Padiglione “Grenada” all’interno del Collettivo “Identity Collective”, un gruppo di artisti appositamente costituitosi per l’importante esposizione.
Affascinante e particolarmente attuale la tematica affrontata dal padiglione Caraibico “Unknown that does not terrify” (un’incognita che non spaventa), una chiara ed evidente rivendicazione del diritto alla diversità umana e culturale, un invito esplicito all’incontro con gli altri per favorire un costruttivo rapporto tra multilinguismo e multietnicità. Tra i vari argomenti che verranno trattati all’interno del Padiglione, situato nel rinomato “Giardino Bianco”, anche “Maschere” e “Il Viaggio”, due termini solo in apparenza diversi o antitetici: entrambi, invece, fortemente simili e collegati. Anche la maschera, infatti, rappresenta un viaggio dentro sè stessi alla ricerca di storie, radici e identità.
Nel quadro di Mangone una grande maschera, l’autoritratto del pittore galleggia su un mare sconfinato e viene trasportato dalle onde: qui inizia il suo percorso, qui inizia la sua avventura verso lidi sconosciuti e approdi imprevedibili. E qui iniziano anche le profonde riflessioni dell’artista. Il viaggio, infatti, è qualcosa di unico e meraviglioso, non è solo e soltanto desiderio di vedere e conoscere, ricerca di nuove emozioni e libertà, ma è anche e soprattutto metafora della vita. La partenza, il percorso e poi l’arrivo rendono bene l’idea della ciclicità della vita, del suo dinamismo e del suo continuo divenire. Non ci poteva essere dunque scelta più adatta e appropriata per l’artista, da sempre grande viaggiatore, “attraversatore” instancabile di città e Paesi. L’artista, dopo aver percorso le più grandi metropoli internazionali, ha deciso di recente di rientrare nella sua terra, dedicandosi alla realizzazione del suo museo personale, il MAM a Buccino. Il dialogo internazionale prosegue, instancabile, attraverso una pittura che diventa spinta civile, urgenza, a difesa della vita del pianeta.
Fernando Mangone è universalmente conosciuto e apprezzato proprio per i suoi straordinari paesaggi urbani percorsi dalla luce, dalla geometria delle moderne architetture, dal caos e dalla frenesia dei nostri giorni. Pittura di chiara derivazione espressionista la sua, per la velocità e sicurezza del segno, per il movimento e la vitalità che la percorre, ma vicina ai Fauves per l’intensità cromatica e la libertà del gesto. Mangone esegue di getto, segue l’impeto del momento, il suo estro creativo, ascolta con attenzione le proprie sensazioni e il proprio stato d’animo. Espressione che, nella sua veloce e rapida stesura, rimanda alla “Street Art”, a certe fasi della “Pop Art” e poi ai grandi murales che, a partire dagli anni sessanta e fino al duemila, avevano letteralmente invaso le metropoli europee portando novità e innovazione, coinvolgendo le masse in avvenimenti di grande portata: anche Mangone è stato per lungo tempo, e continua ad esserlo ancora oggi, importante Street-Artist, impegnato in significativi e importanti progetti di recupero urbano e ambientale.
Tra pochi giorni sarà dunque possibile ammirare l’opera di Fernando Mangone alla 59^ Biennale d’Arte di Venezia. E’ questo un traguardo importante, un sogno che solo pochi artisti riescono a realizzare. Con questo obiettivo, meritato e raggiunto, il nome di Fernando Mangone entra nella storia.