Confesercenti Campania alza la voce sul caro-bollette e sulle devastanti conseguenze che sta avendo sulle aziende della Campania e in generale sull’economia della regione.
Il centro studi di Confesercenti ha messo in luce un aumento sull’energia elettrica, per le attività di ristorazione e somministrazione, con una percentuale che oscilla tra il 45% e il 53%. “Costi in più insostenibili per le aziende – sottolinea Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania e vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno – In Campania ci sono 31.000 attività della ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, paninoteche) che mediamente pagano una bolletta di fornitura di energia elettrica che si aggira intorno ai 1.500 euro al mese e il loro aumento di dicembre è stato mediamente di 750 euro. Ciò significa che soltanto il settore della ristorazione campana ha avuto un rincaro di circa 25 milioni più IVA al mese. A questo insostenibile aumento, ovviamente, va aggiunta l’IVA del 22% che è un regalo alla comunità europea di ulteriori 5 milioni di euro al mese. Le nostre aziende, da sole, non possono sostenere questi aumenti. Se il Governo non si deciderà ad intervenire in maniera seria e decisa, gli imprenditori campani saranno costretti ad alzare bandiera bianca”.
Confesercenti fornisce due esempi per eccellenza: un take away di 50 metri quadri ha subito un rincaro di oltre 330 euro nella bolletta di dicembre rispetto a quella di ottobre (da 430 euro a 770 circa), un ristorante di 240 metri quadri è passato da 2500 euro a 4700 circa.
“Nel nostro studio – aggiunge – abbiamo considerato uffici, piccoli negozi e soprattutto attività come bar e ristoranti che hanno macchinari sempre in funzione, 24 ore su 24. Questo aumento spaventoso, che grava sulle aziende della nostra regione già piegate dalla crisi conseguente alla pandemia, è dovuto non soltanto all’aumento del costo del chilowattore, che sale di una percentuale del 35/40%, ma alla crescita ingiustificata e inspiegabile di moltissime voci in bolletta, quali la spesa del trasporto dell’energia, la gestione del contatore ed altre, nella misura del 10-20% circa. Non è immaginabile che in piena crisi pandemica, con pochissima gente per strada, con i ristoranti e i bar semivuoti, il settore della ristorazione campana sia costretto a pagare 300 milioni in più all’anno di energia elettrica quando il fatturato è calato del 40-50% e in alcuni casi del 70%. E’ una follia”.
In attesa di risposte concrete e immediate dal Governo, le attività di Confesercenti provano a trovare soluzioni-tampone, anche se palliative.
“Alcune grandi strutture – avverte il presidente Schiavo – come i centri commerciali, stanno valutando l’idea di aprire mezz’ora più tardi e di chiudere mezz’ora prima. Questa situazione, a cascata, si rifletterà drammaticamente anche sull’occupazione. E’ incredibile che si continuino ad appesantire i costi di gestione delle imprese. Invece di mettere gli imprenditori nelle condizioni migliori per un rilancio dell’economia, stiamo ulteriormente caricando il loro fardello. La politica ha il dovere di intervenire in modo veloce e determinato”.