Lettera aperta alla redazione di Franco Iorio
Si parla del “Cavaliere” di Arcore e voglio essere subito perentorio: Silvio Berlusconi è perfettamente candidabile. Nulla da obiettare sotto il profilo giuridico. Né può dirsi sia un “pregiudicato”, perché la condanna a quattro anni di detenzione subita al processo “Mediaset per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita” è stata scontata ai servizi sociali e nel 2018 ha ricevuto la riabilitazione dal punto di vista penale.
Forse è un perseguitato giudiziario visto che di processi ne ha subiti 31, ne ha ancora 5 in corso, anzi 4, tenuto conto che il processo Ruby-ter si è concluso con un’assoluzione. Lui nel 2019 disse che di processi ne aveva sostenuti 88, ma è chiaro che faceva la sommatoria dei gradi. Dunque, sotto il profilo politico è candidabile.
Altra cosa è scorrere la sua vicenda politica dal 1994 in poi, quando “scese in politica” e fonda una destra multicolore mettendo insieme i transfughi socialisti e gli esuli democristiani, i profughi dell’ideologia fascista e i verdi di Bossi battezzati a Pontida con le acque del Po. Diventa la sua specialità quella della caccia a parlamentari e politici in libera uscita, che accoglie anche, si dice, con laute promesse ed elargizione di contante (vedi Sergio De Gregorio e i protagonisti dell’Operazione Libertà).
Occorre riconoscere che la musica persuasiva del grande seduttore-corruttore è stata sempre l’illimitata generosità. Eppure si è trascinato sempre quel macigno chiamato “conflitto di interessi”, un’anomalia che non è riuscito a risolvere, ma rimane il padrone-padre di un campo politico nel quale convivono azzurri-tricolore, populisti salviniani del carroccio e fratelli meloniani, senza contare “aiutini renziani” all’occorrenza. Però, per diventare il tredicesimo Presidente e sedere sul colle occorrono i numeri, che non ha. Né può averli e nemmeno “comprarli” sia perché manca l’affarista Lavitola e sia perché Vittorio Sgarbi non riesce, per indole e per vocazione, ad essere suadente. Ma dire che il Cavaliere ha perduto non è il caso, anzi a ben considerare direi che ha ottenuto una mezza vittoria: si è ripresa la scena. Gli scudieri Matteo e Giorgia credevano di tenere nonno Silvio loro ostaggio e invece si sono ritrovati loro legati e incatenati, senza possibilità di svincolarsi. Sanno bene che il “boss” Silvio non ha i numeri per essere eletto e nemmeno ci sono le condizioni perché riesca a trovarli, ma gli devono riconoscere che non solamente ha già vinto, li tiene anche prigionieri.
– Franco Iorio –