Domani mattina, presso il Tribunale di Salerno, si terrà il processo d’Appello nei confronti di Guido Pisano & C.
L’Associazione Salute e Vita, tramite il presidente Lorenzo Forte, ha invitato i Sindaci dei Comuni di Salerno, Baronissi e Pellezzano, il Ministero della Transizione Ecologica e l’Avvocatura di Stato Sezione di Salerno, già costituiti parte civile in primo grado, all’udienza in Camera di Consiglio.
Nella sentenza del 6 novembre 2020 il Tribunale di Salerno, nella persona del giudice Zambrano, ha condannato il Consiglio di Amministrazione della Società Fonderie Pisano per un’unica ipotesi accusatoria, ovvero lo smaltimento illecito di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. “Per altri gravissimi reati ambientali, riscontrati già dal 2011, diversi dei quali accertati più volte e con condotta in atto, erano invece stati assolti – spiegano da Salute e Vita -. Parliamo di reati riguardanti diffuse emissioni odorigene nauseabonde ed acri nonché emissioni in atmosfera di composti organici volatili, monossido di carbonio, idrocarburi aromatici (benzene toluene e xylene) ed idrocarburi non metanici, nonché la diffusione in atmosfera di polveri sottili PM1O in misura superiore al limite previsto; altri reati contestati riguardano gli scarichi illeciti di acque reflue industriali contenenti inquinanti anche pericolosi (rame, idrocarburi, metalli pesanti) in area protetta del Parco Urbano dell’Irno, causando danneggiamento di beni pubblici, ovvero le matrici ambientali acqua (Fiume Irno) ed aria, rendendo l’acqua del fiume inidonea all’uso umano ed all’uso irriguo e molestando le persone nella zona circostante l’impianto (zona Fratte di Salerno, Parco Urbano dell’Irno e sino a Pellezzano)“.
La Procura della Repubblica, come si evince nei motivi dell’impugnazione del ricorso in Appello, non ha condiviso l’assoluzione per le seguenti ragioni: “La Fonderia Pisano ha operato illecitamente ininterrottamente dal novembre 1999 ad oggi poiché era priva delle necessarie autorizzazioni ambientali che doveva possedere già da tale epoca in virtù della legislazione vigente ratione temporis (tant’è che è stata sanzionata con ben due sentenze di patteggiamento); poteva sanare la sua situazione adeguandosi alla normativa intervenuta con d.lgs 59/2006, entro il 31 marzo 2008 ma non lo ha fatto e, quindi, ha continuato ad operare illecitamente; quando tenta di regolarizzare la sua situazione nel 2011, chiede ed ottiene un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che però è illecita e contenente false attestazioni e quindi, benché munita di detta autorizzazione, ha continuato ad operare illecitamente“.