Gli usi civici quali beni comuni per lo sviluppo territoriale nel PNRR è stato l’argomento al centro del convegno tenutosi questa mattina presso la Comunità Montana Vallo di Diano.
“La materia trattata oggi è controversa – spiega il presidente Francesco Cavallone– quindi gli interventi dei relatori saranno illuminanti per i sindaci del territorio. Partiamo da una consapevolezza: la proprietà collettiva è tutelata dalla Legge dello Stato italiano”.
Un giurista costituzionalista, un economista civile e un esperto della Regione Campania hanno scandagliato la tematica degli usi civici.
“I beni di uso civico sono spesso occupati da proprietà private come le Caserme dei Carabinieri Forestali o l’area petrolifera della Basilicata. Ai Comuni spetta la gestione di questi beni, ma tutti i ‘cives’ ne sono titolari. Infatti i cittadini sono residenti naturali. – commenta Giuseppe Di Genio, docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Salerno – Le competenze alla Comunità Montana si esplicano, ad esempio, attraverso il raggruppamento degli oltre 27mila ettari di terreni in usi civici da mettere a sistema per la creazione di una cooperativa di giovani che garantirebbe lavoro per loro ed entrate economiche per le casse comunali. Generalmente sfruttare gli usi civici è gratuito”.
La legge 168 del 2017 toglie la competenza degli usi civici in seno ai sindaci per affidarli agli Asbuc, cioè ad una delegazione delle comunità.
“Il controllo dei beni comuni implica una gestione del tutto nuova. Essi hanno la caratteristica di non esclusività e di rivalità che determinano la problematica fondamentale, -spiega l’economista Luigi Senatore – perciò bisogna uscire dal canone pubblico/privato per entrare nell’ottica di una gestione comune, come suggerisce il Premio Nobel per l’Economia Elinor Ostrom”.
Monitoraggio, catalogazione per tipologia e strutturazione di un data base sono emersi come strumenti necessari per la comprensione dei beni di uso civico presenti su un determinato territorio. Senso della comunità e rispetto dell’altro costituiscono le linee guide per una gestione virtuosa e consapevole.
“La derivazione dei beni comuni è antichissima: dagli Aragonesi all’Unione Europea. Ad oggi è fondamentale capire quale missione si vuole dare ai beni collettivi perché si è persa la coscienza del diritto da parte del cittadino. – dice Giuseppe Gallo, funzionario della Regione Campania – L’istituzione degli Asbuc non è dunque consona alla tematica in questione”.
A ricordare l’origine della materia di usi civici ci ha pensato Beniamino Curcio, dirigente della Comunità Montana Vallo di Diano e Presidente del Consorzio di Bonifica: “La legge regionale n.11 del 1981 nacque su spinta del Comune di Sanza, con l’Amministrazione Bonomo, che inserì il Comune nell’azienda Silvo Pastorale per creare sviluppo territoriale essendo in possesso di 7mila ettari di terreno. Nel nostro territorio, radure nei boschi e fida pascolo sono argomenti da affrontare per un’oculata valorizzazione dei beni comuni”.