Ha preso il via ieri, presso il Tribunale di Potenza, il processo a carico dei 45 indagati nell’ambito dell’indagine “Febbre dell’oro nero” che ha portato lo scorso 12 aprile all’esecuzione di due ordinanze applicative di 45 misure cautelari personali.
L’indagine è stata condotta dai Comandi Provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza di Salerno e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, su delega delle Direzione Distrettuali Antimafia di Potenza e Lecce. Una indagine congiunta che ha portato alle accuse, a vario titolo per gli indagati, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise ed IVA sugli olii minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.
Secondo gli investigatori, sarebbero nate distinte ma collegate organizzazioni criminali operanti anche nel Vallo di Diano e nella provincia di Taranto, alcune delle quali riconducibili al clan dei Casalesi e ai clan tarantini. Il core business dell’organizzazione si basava sul contrabbando di idrocarburi che ha causato allo Stato danni economici per decine di milioni di euro.
Nella giornata di ieri l’udienza si è svolta davanti al giudice Salvatore Pignata e, alla presenza dei legali degli indagati, è stata disciplinata la trattazione delle varie udienze del procedimento penale. A partire dalla prossima, che si terrà il 18 gennaio 2022, e durante la quale saranno ben 16 indagati a comparire in Tribunale per essere sentiti.
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