Ieri, Ufficiali di Polizia Giudiziaria dell’Aliquota Guardia di Finanza della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Lagonegro e della Compagnia della Guardia di Finanza di Lauria, supportati da Carabinieri e Polizia hanno dato esecuzione ad una ordinanza cautelare di applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti di L.L. residente a Casalbuono.
Sequestrate due auto, inoltre, usate da L.L., di cui una di lusso. La misura cautelare personale ed il decreto di sequestro preventivo sono stati disposti dal G.I.P. presso il Tribunale di Lagonegro, su richiesta del PM titolare delle indagini, la dottoressa Francesca Fresch, la quale ha diretto le articolate attività investigative della locale Sezione di Polizia Giudiziaria –Aliquota Guardia di Finanza.
Il destinatario del provvedimento, titolare di una ditta individuale, dichiarata fallita, poco prima della sentenza di fallimento, si era spogliato di diversi beni immobili registrati, tra cui le due auto che aveva ceduto fittiziamente. Aveva stipulato, inoltre, un contratto di fitto di ramo d’azienda con una nuova persona giuridica, solo apparentemente estranea all’imprenditore, ma di fatto allo stesso riconducibile. I militari hanno dimostrato l’amministrazione di fatto della nuova società in capo all’uomo che, oltre all’amministrazione, ne aveva finanziato il capitale sociale.
L’attività di indagine, condotta anche attraverso l’analisi dei conti correnti della ditta individuale fallita e del suo titolare, ha permesso di accertare un meccanismo fraudolento messo in piedi dall’imprenditore al fine di ottenere liquidità dagli Istituti di Credito attraverso l’anticipazione di somme erogate dalle Banche come “anticipi su fatture” supportati dall’emissione di fatture che sono state oggetto (successivamente all’anticipazione dell’Istituto bancario) di storno mediante emissione di note di credito. Ciò ha permesso all’uomo di ottenere liquidità dagli Istituti di Credito per circa 4 milioni di euro (pari alla somma di insinuazione al passivo delle Banche).
È stato accertato l’utilizzo da parte dell’imprenditore di risorse finanziarie per scopi completamente estranei all’attività di impresa. Le Forze dell’Ordine hanno infatti accertato pagamenti presso centri di scommesse e casinò presenti sul territorio nazionale dove l’arrestato si recava con cadenza mensile, nei tre anni antecedenti alla sentenza di fallimento, per circa 1 milione di euro.
Il GIP ha valutato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti dalla Sezione di Polizia Giudiziaria a carico dell’ indagato ed il contestuale rischio di reiterazione del reato.