Quando si parla di Oscar Farinetti si pensa immediatamente all’eccellenza italiana, al saper fare impresa, alla conoscenza e alla passione. Imprenditore visionario, nel 2007 ha dato vita, a Torino, al primo punto vendita della catena Eataly, conosciuta oggi in tutto il mondo grazie alla proposta dei migliori prodotti alimentari e basata su temi centrali come la sostenibilità, la responsabilità e la condivisione.
“Eataly è mangiare italiano, vivere italiano” si legge sul sito e questo orgoglio della qualità enogastronomica del nostro Paese si percepisce in tutte le parole di Oscar Farinetti nell’intervista che ci ha gentilmente concesso.
- Secondo lei, quali sono gli elementi su cui si deve basare un’impresa per avere successo oggi?
Essere originali e innovativi. Proporre beni o servizi allineati con l’emergenza ambientale. Costruire una narrazione comprensibile ed emozionante.
- Quali sono gli errori da non fare?
Il primo è non sbagliare l’analisi. L’analisi è la cosa più importante, cioè guardare attentamente lo scenario e trovare una breccia: un prodotto o un servizio che ancora manca e che possa essere desiderato da un determinato target. Il secondo è non perdersi in narrazioni complicate. Il terzo è non creare costi troppo elevati. E’ assolutamente dimostrato che si possono ottenere grandi risultati con mezzi limitati.
- Cosa si sente di consigliare ai giovani che vogliono avviare un’impresa?
E’ paradossale che si chieda alla generazione che sta consegnando l’Italia ai giovani con quasi 3mila miliardi di debiti di fornire consigli. Credo che il consiglio migliore sia quello di dire ai giovani di comportarsi in maniera diversa rispetto alla generazione che li ha preceduti.
- E ai ragazzi che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro?
Se avessi la loro età farei esattamente come ho fatto allora… e non avevo una Lira. Accettare qualsiasi lavoro. Dimostrare impegno e spirito di sacrificio, maggiore attenzione ai propri doveri che non ai diritti.
- La biodiversità e l’eccellenza italiana nel campo agroalimentare sono tra i temi a lei più cari. Rispetto a quando ha fondato Eataly, trova che gli italiani abbiano maggiore consapevolezza dell’importanza di questo settore?
Si, ce l’hanno ma non ancora sufficiente. L’Italia ha dato molto, gli italiani ben meno. E’ arrivato il momento di mutare i propri sentimenti: dalla sfiducia alla fiducia, dalla paura al coraggio, dal pensare in piccolo al pensare in grande… dalla pigrizia all’impegno.
- Cosa si potrebbe fare, secondo lei, per promuovere la conoscenza del cibo agli italiani?
Smetterla di parlare di brutte notizie e incominciare a raccontare quelle belle. Dimostrare che vi è una possibilità infinita di offrire al mondo le nostre meraviglie. Essere meno provinciali e raccontare il mondo, che ci sta aspettando a braccia aperte. In questo senso la televisione pubblica avrebbe una grande funzione. Purtroppo è in ostaggio di politici mediocri che se ne sentono padroni e che la utilizzano per mandare messaggi inutili e dannosi. Anche nel mondo dei social lo Stato dovrebbe intervenire per mandare messaggi di speranza e di impegno.
- In un’intervista che ha rilasciato nel corso dell’apertura di Eataly a Mosca, ha consigliato di visitare le province italiane, tra cui l’entroterra della Campania, definendole “l’Italia vera”. In che modo, secondo lei, l’Italia meno conosciuta può e deve essere valorizzata?
L’Italia è un insieme di 8.000 comuni. Ciò che domina è la campagna e la meraviglia delle sue province. Ciò che occorre è un intervento dello Stato nel mondo on-line attraverso un sito potentissimo che veicoli il turismo verso la provincia italiana. Noi possiamo raddoppiare il numero di turisti stranieri, ma solo a patto di riuscire a suscitare curiosità verso la provincia italiana. Voi che avete la fortuna di essere nati in una delle più belle regioni italiane, con un entroterra strepitoso, potrete trarne un grande giovamento. E che non mi vengano a dire che mancano le infrastrutture. Una delle nazioni più visitate al mondo è la Thailandia, la quale in quanto a infrastrutture è più carente di noi. Le infrastrutture arriveranno, ciò che serve oggi è suscitare domanda.
- Le scrivo dal Vallo di Diano, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, un territorio in cui la biodiversità la fa da padrona. Ha avuto modo di conoscere queste zone e i suoi prodotti tipici?
Si, ma in modo ancora insufficiente. Mi riprometto di tornare con calma e dedicare più attenzione alle vostre eccellenze.