Lettera aperta del dott. Antonio Citera, delegato alla Sanità del Comune di Sanza e Infermiere in forza al Dipartimento di Salute Mentale Polla – Sant’Arsenio
E’ passato più di un anno da quando il Coronavirus ha fatto il suo ingresso nella vita di tutti noi registrando numerosi effetti sulla società piuttosto visibili. Le persone sono state costrette a cambiare le proprie abitudini stravolgendo i propri stili di vita evidenziando problematiche e difficoltà sia a livello sociale che psichico. Si intravede, non a caso, una certa stanchezza psichica. Con la pandemia i livelli di ansia, depressione e stress relativi principalmente al periodo di lockdown sono notevolmente raddoppiati nella popolazione rispetto al periodo prima dell’emergenza sanitaria. Ciononostante, questa “stanchezza” è ancora più manifesta nei giovani, anzi, in certi casi risulta essere molto preoccupante. In molti si sono sentiti “soffocare” non solo dal peso del virus ma anche dalle conseguenze ad esso connesse: la presenza di un familiare con sintomi, i problemi finanziari e la solitudine; questi sono i principali fattori che hanno portato molte persone a soffrire di stati ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e post-traumatico da stress. Penso sia piuttosto evidente come nell’ambito sociale il Covid-19 abbia fatto emergere una forma di individualismo che ha intaccato pesantemente il senso di condivisione e collaborazione tipico della comunità.
Ad ogni modo, a livello sociale, gli elementi che hanno inciso sulla “normalità” sono stati: la chiusura di alcune attività rispetto ad altre, il pericolo delle varianti del virus, le necessità e le restrizioni medico-sanitarie che confliggono con la ripresa economica, la poca responsabilità individuale che genera gli assembramenti. Queste sono tutta una serie di circostanze che hanno intaccato la società aumentando la possibilità della sua frammentazione. Tutto questo ci ha costretto a dover fare non poche rinunce. Le problematiche e le difficoltà legate al periodo pandemico non riguardano solo ed esclusivamente il soggetto e la sua salute mentale bensì anche le strutture sanitarie che hanno dovuto fronteggiare le criticità del momento. Il mondo sanitario ha dovuto affrontare una sfida nuova, imprevista e di difficile gestione e, finalmente, dopo circa un anno di duro lavoro assistiamo ad un calo dei contagi. La riduzione dei ricoveri avutasi grazie alle vaccinazioni è ormai stabile da diverse settimane e noi operatori sanitari che abbiamo dovuto affrontare una crisi di portata mondiale senza precedenti iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel. Per ora possiamo tirare un sospiro di sollievo in quanto i letti dei pazienti dedicati al Covid man mano si sono liberati. E’ per noi una gioia vedere l’ultimo paziente ricoverato presso il reparto Covid dell’Ospedale “Luigi Curto” di Polla tornare a casa.
Ovviamente in ambito ospedaliero il ragionamento si fa più intriso e complicato dal momento che le visite ambulatoriali sono state scaglionate ricoprendo tempi di attesa molto lunghi. Tuttavia nei nostri presidi ospedalieri il tanto famigerato distanziamento viene rispettato sia dagli infermieri sia dai medici che eseguono lo stesso numero di prestazioni in un doppio turno senza che questo sia risolutivo. Purtroppo gli spazi sono insufficienti e durante l’emergenza sanitaria molti operatori sono stati spostati per effettuare altri turni su altri presidi al fine di garantire il servizio. Nonostante ciò, la problematica inerente alla riorganizzazione degli spazi non riguarda solo il nostro nosocomio ma anche altre strutture più grandi come l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Questa “manovra” ha portato alla sospensione delle visite programmate che vedrà, poi, il prolungamento dei tempi di prenotazione nel momento in cui si dovranno nuovamente richiamare tutti i pazienti a cui sono state sospese le visite. Chi invece deve prenotare una visita dovrà attendere non poco tempo; attesa che riguarda principalmente la situazione critica nei reparti di Chirurgia dove il numero dei posti letto è stato ridotto al fine di garantire il distanziamento. Per diversi mesi, inoltre, sono stati sospesi interventi non urgenti…ma come si può eseguire un’operazione delicata senza disporre del posto letto in Terapia intensiva? Per di più, le liste d’attesa del reparto di Chirurgia sono raddoppiate e, per questo motivo, per far ripartire in modo efficiente un blocco operatorio dove una parte degli infermieri e dei medici si sono allontanati per lavorare in prima linea in Terapia intensiva, occorre che venga messa a punto una buona strategia di assistenza sanitaria.
E’ un po’ come mettere in campo una squadra di calcio dopo la pausa estiva; solo che in questo caso non si rientra da una pausa estiva bensì da un servizio molto duro che richiede le giuste competenze lavorando senza sosta. Bisogna ripartire da qui cercando di rendere efficiente il lavoro ambulatoriale affinché sia possibile effettuare tutte le prestazioni che venivano fatte prima dell’emergenza sanitaria. Ovviamente occorre riorganizzare il tutto in tempi brevi per evitare che la gente rischi di morire per altre patologie che nulla hanno a che vedere con il Covid-19.
In conclusione, ci tengo a ringraziare e complimentarmi con il Direttore sanitario, il dott. Luigi Mandia che durante il periodo più difficile della pandemia ha gestito con grande professionalità ed efficacia il Reparto Covid dell’Ospedale Luigi Curto di Polla. Secondo alcune voci di corridoio si preannuncia l’addio dal nosocomio pollese del Direttore sanitario Luigi Mandia. Ora ci chiediamo chi prenderà il suo posto? Chi ci guiderà verso un ritorno alla normalità? Tutti noi, operatori sanitari e non, abbiamo bisogno di tornare alla normalità.
“Il difficile è ciò che si può fare subito; impossibile è quello che richiede un po’ di tempo”. (GEORGE SANTAYANA)
– Antonio Citera –