Valeria Cagnina, classe 2001 e un curriculum da fare invidia a chiunque. A 11 anni ha costruito il suo primo robot, ha scritto la tesina di Terza Media utilizzando Facebook ed intervistando Luca Parmitano mentre era nello spazio, a 14 anni è stata speaker al TEDxMilanoWomen, al CNR di Pisa, al Senato della Repubblica e all’opening conference della Maker Faire Rome 2015 nell’Aula Magna della Sapienza. A 15 anni ha trascorso l’estate al MIT di Boston al Dipartimento di Robotica, all’interno della classe Duckietown in veste di senior tester.
A 17 anni è stata nominata tra le 50 Inspiring Fifty italiane (le 50 donne più influenti nel mondo della tecnologia nel nostro Paese) e a 18 è stata nominata da Forbes tra i #100UNDER30 che cambieranno l’Italia. E ancora tante, tante soddisfazioni ed esperienze che l’hanno portata a fondare, con Francesco Baldassarre, diventato suo socio, OFpassiON, un’azienda di Robotica Educativa.
Valeria è un vulcano di energia, è una ragazza molto determinata ma nello stesso tempo semplice e simpatica e questo ha fatto sì che l’intervista che ci ha gentilmente concesso diventasse una piacevole chiacchierata ed un bel confronto di idee.
- Valeria, 2o anni e una grande passione per i robot. Com’è nata? Te l’hanno mai detto che è insolita per una ragazza?
Si, me l’hanno detto infatti. Ho iniziato a scoprire la robotica quando avevo 11 anni in un CoderDojo: si tratta di corsi di programmazione robotica che vengono svolti in giro per il mondo per avvicinare i ragazzi all’informatica. Io sono stata al CoderDojo di Milano e lì mi si è aperto un mondo perchè per la prima volta ho visto un robot che era una semplice pianta digitale capace di essere felice o triste ed era disegnata sullo schermo di un computer. Questa pianta faceva tutto questo grazie a una scheda elettronica che si chiama Arduino e, anche se per molti poteva sembrare banale, a me questa pianta è subito piaciuta un sacco e da quel momento ho deciso che avrei voluto costruire un robot.
- Conoscevi già qualcuno che in qualche modo ti aveva avvicinato a questo mondo?
No, non avevo nessuna base, le persone intorno a me e i miei genitori si occupavano di tutt’altro e non sapevo bene come fare. Poi mi sono fatta prendere questo kit base di Arduino e ho cominciato (all’inizio guardando i video su youtube) a fare le cose più semplici come accendere motori, sensori, luci e poi man mano sono riuscita, seguendo questi video, a costruire il mio primo robot a 11 anni che andava in giro da solo per una stanza evitando gli ostacoli. Da lì in poi è stata un’escalation di cose che mi ha portato a parlare in tante conferenze per raccontare la mia storia perché non era molto comune che una bambina di 11 anni costruisse un robot.
- Hai mai avuto difficoltà in questo campo in quanto ragazza?
No, non ho mai incontrato difficoltà né per il fatto che fossi una ragazza né per il fatto che fossi più piccola di età rispetto alla media. A volte, quando sono andata in aziende “vecchio stampo”, mi è capitato di incontrare un po’ di preconcetti soprattutto per la mia giovane età però alla fine sono riuscita a far cambiare loro idea. Un po’ di problemi li ho avuti nella scuola pubblica che ho frequentato perché facevo cose diverse nella mia vita al di fuori della scuola rispetto a quello che facevano i miei coetanei.
- A 18 anni hai fondato assieme al tuo socio Francesco OFpassiON, un’azienda di robotica educativa, di cosa si tratta?
Quello che facciamo è usare la robotica come mezzo per fare una formazione nelle persone a 360 gradi in ogni campo. Ci piace insegnare tutta la parte che è relativa alle competenze, alla creatività, al problem solving, sempre divertendoci e questo lo facciamo sia con i bimbi molto piccoli, sia con gli adolescenti e sia con gli adulti come gli insegnanti o il personale delle aziende. Quello che facciamo è insegnare in un modo completamente diverso rispetto alla scuola o a un corso di formazione standard: in tutta la nostra attività e in tutti i corsi insegniamo sempre giocando e divertendoci perché per noi è fondamentale ed è molto più efficace e costruttivo imparare in questo modo anziché in maniera noiosa come siamo sempre stati abituati. Per fare questo abbiamo inventato anche un metodo educativo che si basa su 10 regole che mettono le persone al centro.
- Credi che oggi la scuola e il metodo di apprendimento debbano essere un poco “svecchiati” in modo da far divertire di più? Cosa si dovrebbe fare secondo te per migliorare il sistema di istruzione in Italia?
La scuola dovrebbe sicuramente evolversi e non rimanere com’è. Purtroppo oggi la scuola italiana è molto simile a com’era 100 anni fa, è cambiato molto poco. Quello che dovrebbero fare secondo me è creare un sistema di istruzione che sia molto più incentrato su bambini e ragazzi per capire di cosa hanno realmente bisogno che non è solo imparare nozioni in maniera passiva ma imparare le varie competenze e conoscenze per il loro futuro, però farlo in maniera giocosa e divertente. In questo modo i concetti che impari a scuola non sono come dei post-it che appiccichi sulla fronte per poi dimenticare tutto dopo una settimana ma sarebbero delle cose durature che potrebbero funzionare nel futuro. Un’altra cosa fondamentale che dovrebbe fare la scuola è stimolare per far nascere nei bambini e nei ragazzi le passioni, permettergli di scoprire quello che davvero gli piace, cosa potrebbero fare nel futuro. Insomma, una scuola che non tarpi le ali ma dia gli strumenti giusti per coltivare i propri sogni.
- Secondo il Rapporto sul sistema universitario 2021 della Corte dei Conti si evidenzia una costante fuga di cervelli che decidono di andarsene all’estero alla ricerca di migliori prospettive occupazionali e stipendi adeguati. Tu hai deciso di fondare la tua azienda in provincia di Alessandria, perché?
Perché credo che possa avere un impatto molto più grande e perché le persone che vivono qui e in Italia abbiano molto più bisogno di aziende e di realtà come la nostra rispetto a posti come la Silicon Valley. Quello che vogliamo fare è cercare di dare le stesse opportunità che si possono trovare all’estero o in grandi città italiane come Milano o Roma anche a ragazzi che vivono in provincia e far capire che con una connessione e un computer si può davvero riuscire a cambiare la propria vita e inseguire i propri sogni, anche se questi sogni sono dall’altra parte del mondo. Questo è il messaggio che vogliamo lanciare e lo riusciamo a creare anche con esperienze più lunghe come il summer camp che faremo per esempio quest’estate in cui avremo bambini e ragazzi sia della provincia di Alessandria e sia di qualsiasi altra parte d’Italia e d’Europa: abbiamo bambini che arriveranno dalla Spagna, dalla Polonia, da Malta ed è bello che si riesca a creare un mix di culture e come arrivino persone con background diversi e riescano a giocare e a collaborare insieme in maniera naturale.
- In conclusione, cosa ti senti di consigliare ai bambini e ai ragazzi?
Ai miei coetanei dico di credere nella prima regola di OFpassiON e cioè che niente è impossibile: con tanta determinazione e coraggio si può davvero riuscire a raggiungere qualsiasi sogno e qualsiasi obiettivo, di non farsi mai fermare davanti ai pregiudizi delle persone che vi circondano e di avere il coraggio di inseguire una passione anche se diversa da quella che stanno inseguendo i vostri coetanei. Oggi con internet si possono avere tantissime opportunità per acquisire molte competenze online, anche le più grandi università del mondo mettono a disposizione gratuitamente i propri corsi e questa è una risorsa spettacolare da poter usare. Inoltre, dovete avere il coraggio di mandare e-mail e messaggi anche a persone che a prima vista possono sembrare le più inarrivabili come personaggi famosi.
Invece per i più piccoli il mio consiglio è, soprattutto ai loro genitori, di non scegliere le passioni che devono avere. Molto spesso da noi arrivano persone che dicono “Come faccio a fare appassionare mio figlio alla robotica e alla tecnologia?” “Non facendo così” è la nostra risposta, nel senso che non si può fare appassionare qualcuno a qualcosa che desidera il genitore perché alla fine ognuno ha le sue passioni. Magari in qualche raro caso può succedere che hanno le stesse passioni ma la maggior parte delle volte non è così e il genitore deve dare l’opportunità ai propri figli di vivere diverse esperienze che possano stimolarli a 360 gradi e farli sperimentare anche campi molto particolari, questo potrà sicuramente dare loro la giusta apertura mentale per sapere cosa vorranno fare nel loro futuro.