Vasta operazione della Polizia di Stato contro la pirateria audiovisiva finalizzata al contrasto del fenomeno delle IP TV illegali.
I provvedimenti sono stati eseguiti in diverse città italiane e sono stati impiegati nell’operazione più di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale (Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze, Venezia) che operando sul territorio di 18 province, hanno smantellato la complessa infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico.
La Procura di Catania ha coordinato approfondite indagini, durate diversi mesi, in materia di pirateria audiovisiva finalizzate al contrasto del fenomeno delle IP TV illegali, delegate alla Polizia Postale e delle Comunicazioni che aveva segnalato l’esistenza di una complessa infrastruttura tecnologica operante a livello nazionale e responsabile della diffusione via internet, attraverso numerosi siti, del segnale illegalmente captato di numerose piattaforme di contenuti televisivi a pagamento (Sky, Dazn, Mediaset, Netflix). Lo studio tecnico ha consentito di individuare le sorgenti dalle quali viene distribuito il segnale piratato.
Una importante centrale è stata individuata a Messina: gestiva circa l’80% del flusso illegale Iptv in Italia. La tecnica era “piramidale” e vedeva la collaborazione tra loro di persone che non si conoscevano. I contenuti protetti da copyright erano acquistati lecitamente, come segnale digitale, dai vertici dell’organizzazione (le Sorgenti) e, successivamente, attraverso la predisposizione di una complessa infrastruttura tecnica ed organizzativa venivano trasformati in dati informatici e convogliati in flussi audio/video, trasmessi ad una rete capillare di rivenditori ed utenti finali, dotati di internet ed apparecchiature idonee alla ricezione (il cosiddetto “Pezzotto”).
Perquisizioni sono state effettuate anche a Potenza (1) e Salerno (1).
Nelle abitazioni di alcuni degli indagati è stato sequestrato denaro in contante per decine di migliaia di euro ritenuto provento dell’attività illecita. L’attività fraudolenta che consta di circa 1.500.000 di utilizzatori, che pagano dieci euro al mese, ha prodotto un volume d’affari per la criminalità pari a 15 milioni mensili ed al contempo ha determinato un ben superiore mancato introito per i fornitori di servizi televisivi a pagamento.