Elena Tanz è una delle prime DJ donna in Italia e vanta un curriculum degno dei più grandi artisti che lavorano in questo campo. Si esibisce nei club più importanti d’Italia, ha collaborato per oltre 10 anni con Gigi D’Agostino, che lei stessa definisce “un vero e proprio Maestro”, ha lavorato con l’importante radio M2O e dal 2017 ha fondato anche la sua etichetta discografica indipendente, la Label Epoque, con la quale produce la sua musica.
Una donna che si è affermata, dunque, in un universo formato perlopiù da uomini. Ed Elena riesce a trasmettere la sensibilità e le emozioni che appartengono al mondo femminile nelle sue serate di musica dance che spazia dal passato fino ai nostri giorni. Un bel mix di suoni ed energia che ha fatto amare fin da subito dai suoi tantissimi fan questa genuina e straordinaria donna originaria di Udine.
- Elena, sei stata tra le prime DJ donna in Italia, com’è nata questa scelta di entrare in un mondo lavorativo prettamente maschile?
Sono cresciuta in radio… mio papà aveva una piccola emittente radiofonica, ed è li che ho imparato a mixare con i dischi in vinile. Da ragazzina non facevo molto caso al fatto che fosse un mondo prettamente maschile e pieno di stereotipi… me ne sono resa conto in seguito, nel momento in cui questa Passione è diventato il mio Lavoro…
- Hai avuto delle difficoltà in quanto donna?
Si. Non era facile un tempo, e non è facile nemmeno adesso. Se prima ero una delle rare ragazze a fare la dj, adesso, oltre a questo, sono anche una delle rare (se non unica) donne ad avere un’etichetta discografica indipendente che produce musica italo dance. E’ difficile conquistare la propria credibilità in maniera autorevole, e sotto questo aspetto mi rendo conto che noi donne dobbiamo fare il doppio degli sforzi di un uomo per riuscirci.
- E la tua famiglia cosa ne pensa di questa scelta di vita?
La mia famiglia mi ha sempre appoggiata… sono fortunata! E’ bello quando hai i genitori dalla tua parte che credono e supportano ogni tua scelta!
- Ci descrivi le tue emozioni quando sei alla consolle?
E’ molto difficile riuscire a raccontare tutte le sensazioni che mi pervadono quando sono in consolle… perché non ci sono parole abbastanza descrittive… ma ci provo… in consolle è l’unico posto in cui realmente mi sento bene e a mio agio, cosa che invece non succede nel resto della vita. Dalla consolle guardo la gente ballare… e in quel momento vedo la bellezza del genere umano. La Bellezza totale, quella che si ottiene quando non ci sono razze, religioni, fazioni politiche e territoriali a dettare la supremazia, c’è solo la voglia di vivere il momento, di stare insieme e di essere felici. Bellezza pura, suprema, che non dipende nemmeno da me, ma da una serie di connessioni e di energie che la Musica sprigiona. E io voglio pensare e ricordare l’essere Umano così… capace di quella bellezza, e non delle atrocità di cui sentiamo ogni giorno fuori dal dancefloor.
- Il periodo della pandemia ha sicuramente rivoluzionato le nostre vite. Come sono cambiati la tua vita e il tuo lavoro?
Il settore del divertimento è stato quello in assoluto più penalizzato e meno preso in considerazione. A mio avviso chi ci governa sottovaluta quanto sia importante per le persone andare a ballare, evadere dai problemi e dal loop della routine. Abbiamo bisogno di vedere altre persone, di vivere i momenti di bellezza di cui parlavo. Sono energie positive che scaricano la tensione e le cattiverie con cui siamo comunemente abituati a convivere e quindi questa pandemia sta facendo diventare tutti sempre più frustrati, negativi e oppressi.
Nel mio Lavoro, ho cercato di non perdermi d’animo, e di utilizzare questo periodo di fermo forzato come una sorta di investimento su me stessa e su tutti gli altri rami della mia Azienda.
Ho usato questo tempo per incrementare la produzione musicale e la comunicazione tramite i social network. Ho preso ulteriori lezioni di musica, di marketing e di inglese per migliorare me stessa e i miei risultati. Ora lavoro molto di più e ho rafforzato molti aspetti che mi stanno dando enormi soddisfazioni (anche se obiettivamente i guadagni sono notevolmente inferiori). Conto, una volta che potremo tornare ad avere la nostra vita, di continuare con questo ritmo, e possibilmente ampliare la mia azienda.
- Hai la tua etichetta discografica, la Label Epoque, il tuo brand, insomma, sei imprenditrice di te stessa. Un esempio di emancipazione e indipendenza, una gran bella soddisfazione.
La Label Epoque è una grossa sfida. Avere un’etichetta indipendente in un settore dominato dai colossi delle major che impongono i propri artisti e generi e detengono l’intero mercato, non è semplice, ma credo molto in quello che faccio e ho una community molto solida che mi sostiene. Indipendenza vuol dire essere Liberi e questa è il più grande “capitale”.
- Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho tantissimi progetti, sia personali, sia legati alla mia Etichetta Discografica. Per quanto mi riguarda è continuare a crescere e migliorare, far Musica e comunicare attraverso lei, riprendere le serate e portare la Musica dove deve andare. Per la Label Epoque, la sto plasmando piano piano con tanti sacrifici per farla diventare un’azienda forte, autorevole, e spero presto di poter promuovere giovani talenti e ampliare l’organico, dando lavoro a persone che credono nella Musica.
- Sicuramente sei un modello per tante ragazze, cosa consigli a coloro che vogliono intraprendere questo lavoro?
Di crederci, di rimboccarsi le maniche e lavorare con dedizione e costanza, senza perdere mai la propria dignità. Di non sottovalutare questo lavoro pensandolo come transitorio e momentaneo, perchè la Musica, come tutte le arti, non conosce tempo.
- E alle donne in generale cosa ti senti di consigliare?
Di liberarsi dagli stereotipi, e di scegliere molto bene i modelli di vita a cui ispirarsi. La parità di genere non è solo avere gli stessi diritti o un motto per cui battersi, bisogna liberarsi degli stereotipi che ci vengono inculcati dalla società fin dalla nascita e sono più radicati di quanto possiamo immaginare. Molto spesso sono già dentro di noi. E poi dovremmo essere più unite tra di noi. Fin quando le più grandi critiche sessiste arriveranno da donne verso altre donne, non potrà mai cambiare sensibilmente qualcosa…