“Gli eventi successi in Sicilia alla bambina di 10 anni e in Puglia al bambino di 9 anni, morti per una challenge su TikTok, hanno gettato nello sconforto tutti noi e hanno acceso un campanello d’allarme nella comunità educante. Queste tristi vicende richiamano noi genitori a sorvegliare maggiormente e meglio i nostri figli e l’uso che questi fanno delle tecnologie a loro disposizione. Tutti noi abbiamo chiesto a gran voce che le piattaforme social siano rese più sicure, individuando subito i contenuti dannosi o pericolosi, ed eliminandoli prima che possano danneggiare i giovanissimi. Ma tutto ciò può bastare a salvaguardare i nostri figli dai pericoli della rete?”. Così il Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza di Basilicata, Vincenzo Giuliano nella lettera inviata al Ministro dell’Istruzione, al Presidente della Regione Basilicata, al Presidente del Consiglio regionale e alla Dirigente del MIUR Basilicata.
“I nostri ragazzi – prosegue Giuliano – sono nativi digitali, nascono cioè in un mondo dove tutto funziona attraverso la tecnologia, ed essi ne apprendono molto precocemente l’uso, mostrandosi da subito superiori in dimestichezza rispetto a noi adulti. Questo fattore purtroppo spesso ci rende inefficaci nel controllo dei nostri figli, perché appunto usano gli strumenti tecnologici meglio di noi. Non di rado i ragazzini ricevono in regalo il proprio smartphone in tenerissima età. Inoltre tendono a preferire canali social nuovi, che i genitori generalmente non usano, come ad esempio Tik tok: aspetto che ovviamente rende molto più difficile la sorveglianza da parte degli adulti. Certamente sono state messe in campo delle misure cautelari come ad esempio il parental control, ma non sempre questo basta a proteggere i ragazzi. I numerosi studi evidenziati fino ad ora hanno mostrato quanto le tecnologie possono danneggiare i nostri figli fin dalla nascita“.
Uno studio ha messo in evidenza che le mamme che usano lo smartphone mentre allattano fanno mancare al proprio bambino quella importantissima triangolazione dello sguardo che regola l’interazione mamma-figlio fin dalla nascita e di conseguenza uno sviluppo sano del sè. Altri studi hanno messo in evidenza l’azione dannosa di calmare il bambino dandogli il proprio smartphone. I ricercatori hanno evidenziato che in questo modo insegniamo al bambino a regolarsi attraverso le tecnologie e non attraverso se stesso, attraverso cioè quelle forme di autoregolazione che tutti noi abbiamo dovuto imparare da piccoli e che ci hanno resi in grado di tollerare le frustrazioni che normalmente si vivono nella vita.
Ancora più dannosa è l’azione di lasciare lo smartphone in mano ai figli per “tenerli buoni”. “Il cellulare viene ormai percepito come un oggetto neutro, senza rischi – precisa la pediatra Elena Bozzola, segretaria nazionale della Società italiana di pediatria – viene dato nelle mani dei più piccoli con estrema facilità, usato come pacificatore. E i genitori vedono solo il lato positivo. Non riescono a comprendere i lati negativi”.
Infine altri studi si sono concentrati sull’abitudine dei neo genitori a prestare più attenzione al proprio smartphone che ai figli: ne parla uno studio italiano che conia pertanto il termine phubbing (una combinazione tra phone e snubbing), l’atto di ignorare qualcuno in un contesto sociale prestando attenzione allo smartphone. Grazie a questi possiamo dedurre da dove provengono buona parte dei disagi emotivi che i figli vivono.
“La pandemia – continua il Garante – non ha certamente migliorato la situazione, semmai ha addirittura esasperato tutti i problemi fino ad oggi esistenti. L’isolamento fisico e relazionale dai contatti umani, la didattica a distanza usata in modo massiccio e per un periodo troppo lungo hanno certamente influito negativamente sulla psiche dei nostri ragazzi. Bisogna lavorare per rendere più sicure, maggiormente fruibili ed inclusive le tecnologie che già utilizziamo. Uno strumento da potenziare nella nostra regione potrebbe essere il network ‘Scu. Ba. Lu.’, una piattaforma innovativa, sicura, gestita dalla scuola. Sostenere e potenziare la piattaforma di scambio e condivisione tra alunni potrebbe essere una delle soluzioni vincenti, con la quale arrivare maggiormente e meglio ai ragazzi. Per questo sarebbe opportuno che la Regione sostenesse la scuola lucana mettendo a disposizione di questo progetto l’esperienza e la professionalità di Basilicatanet o un finanziamento ad hoc per strutturare meglio tale iniziativa con la partecipazione di associazioni del settore e del Corecom. La Basilicata ha bisogno di giovani in buona salute mentale e fisica, che abbiano possibilità di crescere in modo sereno e sicuro, sostenuti dagli adulti e dalle istituzioni, tra cui quella più importante, la scuola”.
– Chiara Di Miele –