Ricorre oggi la “Giornata mondiale contro l’Aids”, che è dedicata ad accrescere la coscienza dell’epidemia mondiale dovuta alla diffusione del virus Hiv. Mentre il mondo sta combattendo e facendo i conti con il Covid-19, non è da dimenticare questa epidemia che è una delle più distruttive che la storia ricordi. Ne abbiamo parlato con il dottor Bruno Masino, docente di Epidemiologia, Igiene e problemi prioritari di Salute, già Direttore Sanitario dell’ospedale di Villa d’Agri.
- Dottor Masino, ci spiega in parole semplici cosa si intende per HIV e per Aids?
L’HIV, virus dell’immunodeficienza umana, attacca e distrugge in particolare un tipo di globuli bianchi che sono responsabili della risposta immunitaria dell’organismo. Il sistema immunitario viene in tal modo indebolito fino ad annullare la risposta contro altri virus, batteri, protozoi, funghi e tumori. Quando si parla di Aids si intende invece la sindrome da immunodeficienza acquisita, cioè la malattia vera e propria causata dall’HIV che compare a distanza di tempo, a volte molti anni dopo essere stati infettati dal virus.
- Il virus come si trasmette?
L’HIV si può trasmettere solo attraverso alcuni liquidi biologici di persone con HIV che non attuano una terapia antiretrovirale efficace. I liquidi biologici coinvolti sono il sangue e suoi derivati, lo sperma, le secrezioni vaginali ed il latte materno. La trasmissione si verifica quando il virus penetra attraverso ferite cutanee o lesioni mucose, anche piccolissime e non visibili. Le vie di trasmissione sono pertanto quella sessuale, se i rapporti sessuali sono non protetti, la via ematica come accade ad esempio tra i tossicodipendenti che fanno uso promiscuo di siringhe. Un’altra modalità di trasmissione è poi quella definita verticale, cioè da madre a figlio durante la gravidanza o con l’allattamento al seno. C’è da dire che non sempre avviene però la trasmissione in quanto dipende, come per altre infezioni, dalla carica infettante e dal fatto se è in atto o meno una efficace terapia soppressiva del virus. Il virus non si trasmette attraverso saliva, lacrime, sudore, urine, punture di zanzare né condividendo le stesse stoviglie, bagni, palestre, piscine e altri luoghi di convivenza, e neppure con carezze e baci.
- Quali sono i rischi per coloro che convivono con un soggetto sieropositivo?
Non si corre alcun rischio nel vivere insieme a persone con HIV ed è possibile avere una relazione di coppia senza rischi se si usano le dovute precauzioni ed attenzioni. Nel caso di rapporti sessuali con partner con HIV con carica virale rilevabile nel sangue (persona non ancora in terapia, all’inizio della terapia prima della soppressione virale o nello stato di fallimento virologico), va sempre utilizzato il profilattico o un altro efficace strumento di prevenzione.
- Cosa bisogna fare in caso di sospetta esposizione accidentale?
In questi casi è necessario andare il più presto possibile, senza superare le 48 ore, al Pronto Soccorso di un grande ospedale o al reparto di Infettivologia più vicino. Un medico discuterà con la persona la situazione e nel caso prescriverà, previo consenso, un primo test per l’HIV e un trattamento preventivo per un periodo di un mese (profilassi post-esposizione PEP), nel tentativo di evitare la possibile infezione da HIV.
- Quali sono le principali conseguenze che questa vera e propria epidemia causa ed ha causato nel mondo?
La malattia, individuata a partire dagli inizi degli anni ’80, ha causato sino ad oggi oltre 40 milioni di decessi. Ogni anno convivono con l’infezione oltre 37 milioni di soggetti, in netta prevalenza adulti, mentre i decessi annuali sono scesi a circa 770mila nel 2018 a fronte di circa 1,7 milioni del 2004. Un ruolo importante è svolto dall’educazione sanitaria che promuova comportamenti virtuosi per ridurre il rischio e dall’accessibilità alle terapie antiretrovirali per contrastare un virus contro il quale non è disponibile un vaccino efficace. Come si può notare siamo al cospetto di dati e numeri impressionanti che non bisogna affatto dimenticare. Oggi fronteggiamo la pandemia da Covid-19 che tanto attira su di sé l’attenzione, ma non bisogna tralasciare molte altre grandi emergenze infettive che, forse perché non ci riguardano in misura rilevante da vicino, sono percepite in misura ridotta. Penso, oltre all’Aids, a malattie come Ebola, Zika, le diverse forma di influenza Aviaria, la Malaria e, da non dimenticare, tutte quelle infezioni batteriche emergenti e riemergenti causate da un uso non appropriato degli antibiotici che nei prossimi anni rappresenteranno la futura vera emergenza sanitaria con cui dover fare i conti.