Circa 20 giorni di isolamento domiciliare dopo aver contratto il Covid-19 e ancora nessun tampone di controllo che attesti la guarigione. E’ quanto in questi giorni sta accadendo all’avvocato Marco Condemi di Sassano che, dopo aver contattato la nostra redazione, ha raccontato pubblicamente la vicenda che lo riguarda da vicino. Fino a che punto un “paziente” può essere paziente?
L’avvocato Condemi lo scorso 6 novembre ha effettuato presso un laboratorio privato un tampone molecolare per la ricerca del Sars-Cov-2. “Sono già stato positivo al Covid nel mese di febbraio – ci spiega – non credevo lo avessi contratto nuovamente, eppure l’8 novembre dal laboratorio mi è stata comunicata la mia positività, ma sono asintomatico. Nello stesso giorno sono stato contattato dall’ASL telefonicamente per l’intervista in cui ho fornito tutti i miei contatti diretti affinchè si facesse un tracciamento regolare“.
Il protocollo vuole che, accertato l’avvenuto contagio, le persone asintomatiche risultate positive possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo. Dal 17 novembre, dunque, l’avvocato ha iniziato a telefonare al numero dell’Unità Speciale di Continuità Assistenziale per chiedere quando il team medico sarebbe andato a domicilio per praticare il tampone di controllo. “Non ho mai ricevuto risposta – continua – ho chiamato più volte al giorno, ma dalle 8.30 in poi il telefono risultava sempre occupato. Fino a stamattina, quando per la prima volta qualcuno ha risposto e mi ha assicurato che entro oggi pomeriggio sarebbero venuti a casa mia per fare il tampone. Non è successo“.
L’esperienza dell’avvocato di Sassano potrebbe essere capitata ad altri soggetti contagiati? Questo al momento non ci è dato sapere, ma quel che è certo è che tanta attesa, richiesta e imposta soprattutto a chi vive in casa con il virus attualmente più temuto, non sarebbe gradita a nessuno.
“Non è concepibile – prosegue Condemi – che oggi si parli ancora di emergenza quando già in estate era noto a tutti che sarebbe giunta la seconda ondata con l’arrivo dell’autunno. Questa è disorganizzazione, non emergenza“.
E, infine, un appello a tutti:”Non sottovalutate questo virus, io stesso l’ho contratto per ben due volte in pochi mesi. Rispettate le regole, perchè non è uno scherzo“.
– Chiara Di Miele –