Carmine Grande, ex sindaco di Vietri di Potenza, e Vito Silvestri, ex responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune, hanno ottenuto l’archiviazione in merito ad un procedimento penale dove erano accusati di falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio. La richiesta di archiviazione è stata avanzata dal Pubblico Ministero di Potenza, Valeria Farina Valaori, al giudice per le indagini preliminari, Ida Iura, che ha emesso il decreto.
In particolare, su Grande, sindaco in carica dal 2012 al 2017, pendeva l’accusa di aver, nel 2013, attestato falsamente a Governo e Regione Basilicata che per una serie di opere pubbliche e servizi svolti dal Comune, “non vi era nesso di causalità con gli eventi sismici degli anni 80’”, nonostante per l’Ufficio Tecnico il nesso causale vi fosse. Nel dettaglio, le accuse riguardavano anche un presunto ammanco nelle casse comunali di 221mila euro che avrebbe dovuto coprire opere pubbliche post terremoto del 1980 già realizzate dal predecessore di Grande.
Le indagini, avviate già prima della fine del mandato da Sindaco di Grande, vennero delegate dalla Procura di Potenza alla Guardia di Finanza ed hanno riguardato tre circostanze contestate tra il 2013 e 2015. In particolare, secondo il pm Valaori, il reato non sussiste, in un altro caso con l’aggiunta dell’assenza di danno, mentre nel terzo caso, dove si contestava di aver prodotto un falso certificato, il certificato oggetto della contestazione riguardava lavori diversi e realizzati in epoche diverse, oltre che finanziati con erogazioni diverse. Il procedimento venne trasferito poi a Roma, dove la Procura rinviò a giudizio sia Grande che Silvestri, quest’ultimo difeso dall’avvocato Cristiano Cuomo. Successivamente, dopo una prima udienza del 18 giugno 2019, il Collegio della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Roma, anche a seguito dell’intervento del difensore di Grande, l’avvocato Domenico Stigliani, dispose il trasferimento del procedimento a Potenza. Il pm di Potenza Valaori, nella richiesta di archiviazione accolta, ha sottolineato il fatto che “gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio, né risultano suscettibili di successivi positivi sviluppi”.
– Claudio Buono –
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