Dal 18 maggio si riprendono le celebrazioni con il popolo, anche nella Diocesi di Teggiano-Policastro. E’ quanto scaturito riunione della Conferenza Episcopale Campana alla quale hanno preso parte tutti i vescovi della regione, tra cui S.E. Antonio De Luca.
La ripresa delle celebrazioni liturgiche sarà graduale, secondo le disponibilità e tenendo conto delle eventuali difficoltà a ripartire, ma la Conferenza Episcopale raccomanda soprattutto molta prudenza e buon senso, in quanto il rischio di contagio è ancora presente. Viene infatti ordinato di evitare l’assembramento, rispettare la normativa sul distanziamento tra le persone e l’adozione dei dispositivi di sicurezza.
Il Protocollo con il Governo considera l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche, ma i vescovi hanno detto “no ad una proliferazione del numero delle celebrazioni, sia per ragioni di natura liturgica, sia per evitare una sorta di meccanicizzazione, sia per oggettive difficoltà pratiche (igienizzazione dopo ogni messa e un tempo per l’areazione degli ambienti)”.
Dovrà, inoltre, essere presa in considerazione la possibilità di celebrazioni all’aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria, o anche l’ipotesi di utilizzare un’area interna o esterna alla chiesa che si può collegare via streaming con l’aula liturgica.
“Si faccia un uso limitato di trasmissioni delle celebrazioni in modalità streaming – si legge nel documento redatto dalla Conferenza Episcopale Campana – per non disperdere ulteriormente la partecipazione comunitaria: ci sta a cuore il senso della comunità, reale e non virtuale. In tali celebrazioni si rispettino lo spirito e le norme della liturgia“.
Le celebrazioni del sacramento della Confermazione e delle “Prime Comunioni” sono rinviate fino a nuove disposizioni, mentre per Battesimo, Penitenza, Matrimonio, Unzione degli Infermi ed Esequie si rimanda alle disposizioni già vigenti.
Processioni e feste patronali, peraltro già non consentite dalle attuali prescrizioni del Governo, saranno sospese fino a nuove disposizioni. Rientrano in questo provvedimento anche quelle manifestazioni che prevedono, pur senza la presenza del il popolo, il portare la statua del santo per le strade del paese.
“Il divieto delle feste patronali è motivato anche dalla drammatica crisi sociale seguita all’emergenza sanitaria – affermano i vesvovi -. Non sarebbe tollerabile assistere a feste utilizzando le offerte della gente mentre aumentano i poveri”.
– Paola Federico –