In un periodo in cui si parla troppo spesso di malasanità, soprattutto con riguardo alla parte meridionale del nostro Paese, a far notizia questa volta è un caso di buonasanità, proveniente dal reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale “Ruggi” di Salerno, diretto dal dott. Enrico Coscioni.
Lettera aperta di Teresa Manduca.
La storia inizia a fine gennaio quando scoprivo, mio malgrado, alla soglia degli 80 anni, di essere affetta da anni da un delicato problema cardiaco, risolvibile solo in via chirurgica e da effettuarsi in centri ad alta specializzazione.
Comincia qui una lunga vicenda, fatta di ingressi e dimissioni nei vari ospedali, finché, come la gran parte di chi ha per sorte quella di vivere nella parte meno fortunata del Paese, mi decidevo a chiedere assistenza alla Sanità Lombarda, rivolgendomi ad alcuni centri ospedalieri milanesi, nella convinzione che fosse quest’ultima la vera avanguardia nel campo della medicina in Italia.
E così dopo alcune visite mediche specialistiche, venivo messa in lista di attesa, ma la chiamata per il ricovero e il successivo intervento tarderà ad arrivare, essendo ormai gli ospedali di tutto il Paese, ma in particolare quelli del Lombardo, messi a dura prova dall’affollamento delle terapie intensive ospitanti i pazienti affetti dal Covid-19 e dalla successiva riconversione della maggior parte dei reparti, stante la necessità di garantire le cure agli affetti dal virus.
Quando era ormai chiaro che gli ospedali milanesi presso i quali ero in lista di attesa non sarebbero riusciti a prestare l’assistenza di cui avevo bisogno con urgenza, mi convincevo che non ci sarebbe stata altra via d’uscita se non quella di affidarmi ad un ospedale in altra Regione di Italia meno colpita dall’emergenza sanitaria, pur nella convinzione, rivelatasi poi sbagliata, che mai avrei potuto trovare la stessa professionalità e la stessa bravura, da tutti riconosciuta ai sanitari che prestano la propria attività in Lombardia.
E invece non è andata così.
Sono stata subito accolta presso l’Ospedale Ruggi di Salerno, il cui reparto di cardiochirurgia diretto dal dott. Enrico Coscioni, nonostante l’emergenza sanitaria nazionale, non aveva smesso di prestare assistenza ai soggetti affetti da patologie cardiache, altrettanto bisognosi di cure urgenti.
Sin da subito mi avvedevo di come, a dispetto delle mie convinzioni, qui la sanità funzionasse, vantando professionisti di prim’ordine, come tutti quelli impegnati nel reparto di cardiochirurgia presso cui ero degente, i quali si sono contraddistinti non solo per l’alta preparazione professionale, ma anche per le non trascurabili doti umane.
Spinta da un sincero e profondo sentimento di stima, desidero esprimere tutta la mia gratitudine al dott. Enrico Coscioni per le eccellenti qualità professionali, oltre che personali, all’équipe medica da lui diretta, ai medici, agli infermieri, che hanno mostrato un affiatamento e un impeccabile coordinamento nella successiva assistenza in reparto, rendendo la degenza meno greve in una fase storica in cui il dolore si affronta soli con se stessi, non potendo contare sulla vicinanza dei propri affetti.
La mia vicenda personale porta con sé una conseguenza degna di nota, in merito alla quale inviterei tutti a riflettere.
È un pregiudizio privo di qualsiasi fondamento quello che si annida in chi nutre la convinzione che il servizio sanitario nelle regioni del Nord Italia sia il migliore, il più efficiente.
È invece vero, al contrario, che il Servizio Sanitario campano non ha nulla da invidiare a quello lombardo, né per professionalità, né per organizzazione.
E chissà se la mia esperienza servirà ad invertire una tendenza, così che un giorno alla Sanità campana e ai reparti di eccellenza, come quello in cui io ho avuto la fortuna di capitare, sia riconosciuto il prestigio che meritano.
– Teresa Manduca –