In piena emergenza sanitaria dovuta ai contagi da Covid-19 che giorno dopo giorno aumentano, in molti si chiedono come funzionano i tamponi e i test per verificare un contagio. Ne abbiamo parlato con il dott. Bruno Masino, docente di Epidemiologia, Igiene e problemi prioritari di salute, già Direttore Sanitario dell’ospedale di Villa d’Agri.
- Dott. Masino, ci spiega come funziona il test per la ricerca del Coronavirus con il tampone?
In primis, bisogna sottolineare che quando si utilizza un test diagnostico, occorre tenere presente che lo stesso non è dotato di infallibilità assoluta. Vale a dire che quando effettuo il test ad una popolazione di soggetti in cui voglio ricercare la presenza o meno di una caratteristica, non tutti i soggetti che risulteranno positivi al test avranno quella caratteristica che io ricerco pur risultando positivi al test, e neppure tutti coloro che risulteranno negativi al test avranno la caratteristica ricercata. Questo vale per tutti i test cosiddetti di screening.
- Ci chiarisce come funziona un test di screening?
Quando si eseguono tali test, i risultati possono essere di due tipi, positivi e negativi. Non tutti i positivi avranno la caratteristica ricercata per cui essi si distinguono in due categorie che sono i veri positivi (VP) cioè positivi e con la caratteristica ricercata, e i falsi positivi (FP), cioè che non hanno la caratteristica ricercata pur essendo positivi al test. Per contro, coloro che risultano negativi al test si distinguono in veri negativi (VN), che sono coloro risultati negativi al test e che non hanno effettivamente la caratteristica ricercata, e in falsi negativi (FN), soggetti cioè negativi ma che hanno la caratteristica ricercata. La percentuale di VP, FP, VN e FN dipende da due proprietà dei test di screening che sono la sensibilità e la specificità.
- Cosa sono questi due fattori?
La sensibilità esprime la capacità del test di individuare nella popolazione i soggetti malati, mentre la specificità esprime la capacità di individuare i soggetti sani. Sono due parametri interdipendenti tra loro con un rapporto inversamente proporzionale.
- Il test tampone per la ricerca del Coronavirus. Come funziona?
E’ un test tampone rinofaringeo. Si basa sulla ricerca delle particelle virali presenti a livello delle cellule della mucosa rinofaringea. La ricerca avviene a questo livello perché questa è la porta di ingresso del virus che interessa le cellule della mucosa dove avviene la sua moltiplicazione per poi invadere l’albero respiratorio.
- Con quale tecnica avviene questa ricerca?
E’ quella della cosiddetta “amplificazione genica”. In sostanza, date le piccolissime quantità di materiale prelevato, è necessario amplificare il genoma del virus con una metodica che è definita tecnicamente rRT-PCR (Real Time-polymerase chain reaction), al fine di poterne rilevare la presenza.
- Qual è la validità del test con tampone per la diagnosi di infezione da SARS-COV2?
La validità esprime la capacità di un test di individuare sani e malati, in questo caso soggetti non infetti ed infetti, ed è strettamente correlata a sensibilità e specificità. Questo vuol dire che avremo una percentuale limitata di falsi positivi cioè positivi al test ma che non hanno il virus, e di falsi negativi, cioè negativi ma che sono infettati.
- Quindi il test ha una sua utilità?
Si, il test è attualmente il migliore strumento per la diagnosi rapida di infezione. Necessitano infatti circa 4 ore per processare i campioni ed ottenere i risultati. Bisogna però tenere presente che un tampone potrebbe risultare negativo se non viene effettuato correttamente il prelievo, oppure se viene eseguito in soggetti che hanno carica virale molto bassa per cui diventa difficile rilevare il materiale genetico delle particelle virali.
- Si sta parlando tanto anche dei test rapidi. Ci dice qualcosa?
Si basano sulla ricerca di anticorpi specifici contro il Coronavirus. Sicuramente potranno essere utili, è quello che ci auguriamo tutti. Anche nella fase post emergenza potrebbero servire per studi su campioni di popolazione per verificare la prevalenza dell’infezione nella popolazione, cioè capire e quantificare realmente l’entità del fenomeno della diffusione dell’infezione.
– Claudio Buono –