I coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS e la SARS. I coronavirus sono comuni in molte specie animali, come i pipistrelli, ma in alcuni casi, se pur raramente, possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione. Un nuovo coronavirus è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo.
Il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan. Il 9 gennaio 2020, il China CDC, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina, ha identificato un nuovo coronavirus come causa eziologica di queste patologie: è quello oggi noto come COVID-19. Da allora il virus si è ampiamente diffuso, prima soprattutto nei Paesi orientali e poi anche in Occidente, soprattutto da noi in Italia. Tutto questo ha generato un allarme che, a mio giudizio, è largamente esagerato.
Infatti le evidenze epidemiologiche ad oggi dimostrano quella che è stata una mia convinzione fin dall’inizio, e cioè che il nuovo coronavirus è sicuramente molto facilmente trasmissibile da uomo a uomo ma molto meno pericoloso di quello che è stato rappresentato dai media.
I coronavirus umani di solito causano malattie del tratto respiratorio superiore da lievi a moderate, come il comune raffreddore, che durano per un breve periodo di tempo. I sintomi possono includere, naso che cola, mal di testa, tosse, gola infiammata, febbre e una sensazione generale di malessere. Però a volte possono causare malattie del tratto respiratorio inferiore, come polmonite o bronchite. Questo è più comune nelle persone con preesistenti patologie croniche dell’apparato cardio-vascolare e/o respiratorio, e soggetti con un sistema immunitario indebolito, nei neonati e negli anziani.
Questo è vero anche per il nuovo ceppo che nel 95% dei casi guarisce spontaneamente con una sintomatologia lieve, in tutto simile a quella della normale influenza; in un altro 3% della popolazione richiede il ricovero in ospedale, perché evoluto in bronchiti o polmoniti, e solo nel 2% dei casi richiede una terapia d’urgenza per insufficienza respiratoria, che colpisce soprattutto i pazienti già defedati.
Cosa fare allora? Sicuramente è importante arginare la diffusione dell’infezione, limitando le occasioni di contagio ed applicando tutte quelle norme igieniche che ci vengono incessantemente ricordate, come lavarsi spesso le mani, norme che peraltro valgono per tutte le infezioni virali. Poi è importante farsi trovare pronti, rinforzando le nostre difese immunitarie; nelle prossime settimane vi darò dei consigli utili per ottenere questo risultato.
Bibliografia: www.epicentro-it – www.corriere.it – www.humanitas.it