Arte produce altra arte: lo scultore originario di Sala Consilina, Antonello Paladino, ha prestato ancora la sua arte per celebrare il “musicista, poeta e maestro di vita” Lucio Dalla. Dopo aver plasmato l’opera bronzea sulla tomba monumentale nel 2013, Antonello Paladino ha realizzato una statua che raffigura Lucio Dalla seduto su una panchina – già esistente e strutturalmente rinforzata – di piazza Cavour a Bologna, la “Piazza grande” immortalata in una sua celeberrima canzone. L’opera sarà collocata nel vialetto sul fronte Banca d’Italia. Lo sguardo del musicista attraverserà la piazza fino al balcone di casa sua. Coincidenze e intersezioni: Lucio guarderà nella direzione dove ora c’è una galleria d’arte nella quale Antonello iniziò ad esporre. Coincidenze e intersezioni bis: Paladino è lo stesso cognome di Mimmo, artista – campano come Antonello – molto amato da Dalla.
La Giunta Comunale della città felsinea ha accettato con una delibera la donazione della statua e, contestualmente, ha autorizzato la posa di una lapide commemorativa dell’artista bolognese sulla sua casa natale nella stessa piazza. Entrambi gli interventi saranno inaugurati il prossimo 4 marzo – anniversario della nascita di Lucio – alla presenza di rappresentanti del Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna in occasione della rassegna per la celebrazione del compleanno dell’artista, curata dalla Fondazione Lucio Dalla.
L’opera entra a far parte del patrimonio del Comune di Bologna che ne assicurerà la conservazione negli anni.
La tomba monumentale di Lucio Dalla, realizzata nel 2013 da Antonello Paladino, si trova nel cimitero della Certosa di Bologna accanto a quelle di altri bolognesi illustri come Giosuè Carducci, Ottorino Respighi e il poeta Roberto Roversi con il quale Dalla collaborò per gli album “Il giorno aveva cinque teste” (1973), “Anidride solforosa” (1975) e “Automobili” (1976). Rose rosse davanti alla lapide, dove è riportata l’ultima strofa della canzone “Cara” (“Buonanotte anima mia, adesso spengo la luce e così sia…”); in bronzo la sagoma di Lucio col bastone e il cappello, il clarino ai suoi piedi e la scritta “Musicista, poeta e maestro di vita” incisa sul marmo: questa l’opera monumentale della quale Antonello Paladino plasmò il bronzo nel 2013, su progetto dell’artista Stefano Cantaroni, amico del cantautore. La silhouette è tratta dalla foto scattata a Dalla alle isole Tremiti dall’amico fotografo Luigi Ghirri, la stessa che appare sulla copertina dell’album “DallAmericaCaruso”. Coincidenze e intersezioni ter: Paladino ha dormito nel bungalow alle Tremiti dove Dalla scrisse “4/3/1943“. Una sagoma-ombra, colta con il sole allo zenit, che si proietta su chi la guarda e guarda chi la osserva. Con la nuova scultura di Paladino, la sagoma-ombra di Lucio da lui realizzata per la Certosa prende forma.
Antonello Paladino, 41 anni, diplomatosi in scultura nel 2006 all’Accademia di Belle Arti di Bologna approfondendo le tecniche applicate al marmo e al legno, ha frequentato il Liceo Artistico di Teggiano dove, parallelamente agli studi, ha sviluppato un’intensa attività scultorea che lo ha portato ad affinare le più diverse tecniche, fra le quali quella della lavorazione dei metalli e delle resine. Vive sotto le Due Torri dal 1999. Per la scultura bronzea sulla tomba del musicista bolognese, Paladino fu scelto dai familiari di Dalla. “Abbiamo seguito l’insegnamento di Lucio che è cercare giovani talenti artistici dando loro spazio e aiuto”, dichiararono nel 2013. Coincidenze e intersezioni quater: il cantautore si interessò alle opere di Paladino esposte alla Galleria Forni nel 2011. I due si videro ma non si parlarono. Fu poi Domenica Regazzoni, artista amica di Lucio, a segnalare Paladino alla Fondazione. Quel giovane scultore ne ha fatto di strada, dando prova di sé in molte opere, nelle quali fa parlare la materia nella sua stessa assoluta sintesi espressiva. Plasma bronzo e metalli; ne ricava figure eleganti. Uomini e animali sospesi nel tempo e nello spazio. Oggetti incompleti, quasi ancestrali, a cui dà una vita propria, seppur nella loro parzialità, spesso sormontati dalla giraffa: che lega l’uomo alla terra, a mo’ di memento.
– Carlo Maucioni –